Si chiama “Food Security Ordinance” il più grande sistema di welfare al mondo, ed è stato promulgato da Nuova Delhi. Il governo indiano, guidato dal partito del Congresso Indiano, sta pensando ad un programma alimentare per cercare di sfamare circa 800 milioni d’indiani, circa i due terzi della popolazione del Paese,
Il programma costerà al governo indiano circa 16 miliardi di euro, per garantire sussidi e assistenza a circa il 75 per cento della popolazione rurale e la metà della popolazione urbana.
Con l’ordinanza, il governo fornirà cinque chilogrammi di cereali a testa ogni mese a un tasso agevolato (pochi centesimi al chilogrammo) e offrirà anche un sussidio alle donne incinte di circa 75 euro.
È un ambizioso programma che diventerà valido solo se l’ordinanza verrà ratificata dal Parlamento entro sei settimane dalla prima seduta, alla fine di agosto.
Le ultime sessioni del Parlamento però non sembrano aver dato buoni frutti, l’opposizione sta ostacolando il progetto nonostante i tentativi di mediazione del primo ministro Mamohan Singh.
“Tutto quello che ci aspettiamo – ha detto il premier – è la collaborazione da parte dell’opposizione con il governo per far passare questo lavoro legislativo essenziale, che è la principale responsabilità del Parlamento. Di tutte le ordinanze che sono in esame quella più importante è quella sicurezza alimentare”.
Il colossale programma potrebbe essere un primo passo verso una diminuzione della povertà della popolazione indiana, come crede il ministro dell’Agricoltura, Sharad Pawar, che tuttavia inizialmente aveva espresso preoccupazione per il programma perché comporterebbe un aumento della produzione agricoltura. Anche l’economista Jean Drèze ritiene che il programma avrebbe buone probabilità di diminuire la malnutrizione del Paese.
C’è però chi non è per nulla convinto, come il membro del partito Samajwadi, Naresh Aggarwal, che afferma: “Noi voteremo contro”. Alcuni esperti di politica trovano nel disegno di legge molte incongruenze. Una delle obiezioni principali che è stata sollevata è legata al fatto che nel decreto non è specificato alcun lasso di tempo per il lancio dei diritti alimentari previsti, come fa notare Kavita Srivastava, segretaria nazionale per ‘L’Unione dei Popoli per le Libertà Civili’.
Altri ancora vedono questa ordinanza sotto un ottica strategica, ovvero leggono nel progetto una mossa politica del governo, fatta per ricompattare la coalizione del Partito del Congresso Indiano, attualmente al potere, e accalappiarsi maggior consenso in vista delle elezioni che si svolgeranno nel 2014.
Quello che è certo e condiviso da tutti è che non basterà un decreto legge per affrontare tutti i problemi legati all’alimentazione indiana. Sebbene l’India sia un Paese ricco di cereali, milioni di persone non hanno di che sfamarsi. La denutrizione e la malnutrizione rimangono ancor oggi alcuni dei problemi più seri.
L’Unicef fa presente che nel mondo ci sono circa 165 milioni di bambini sotto i cinque anni malnutriti. Nel 2011 circa 61,7 milioni di bambini sotto i cinque anni che hanno sofferto di malnutrizione cronica si trovavano in India, dove inoltre circa il 46 per cento dei bambini al di sotto dei tre anni è sottopeso e soffre di malnutrizione acuta.
María Fernández Ruiz de Larrinaga, specialista della comunicazione di Unicef India, fa presente: “La denutrizione mette a repentaglio la sopravvivenza, la salute, la crescita e lo sviluppo dei bambini, e rallenta il progresso nazionale verso gli obiettivi di sviluppo”.