Ogni cinque minuti un bambino viene ucciso nel mondo a causa di violenze. La maggior parte delle morti avviene lontano dalle zone di guerra e gli abusi fisici, sessuali e psicologici sono diffusi tra milioni di bambini che non sono al sicuro nelle loro case, scuole o comunità.
È quanto emerge da Children in Danger. Act to End Violence against children, l’ultimo rapporto dell’Unicef del Regno Unito in occasione del lancio della campagna Children in danger, che ha l’obiettivo di proteggere i bambini da violenza, malattie, fame, guerre e disastri.
Lo studio prende in considerazione i ragazzi fino a 19 anni e stima che, in mancanza di un intervento deciso da parte dei governi, il prossimo anno potrebbero essere uccisi, ogni giorno, 345 bambini e ragazzi di età inferiore ai 20 anni.
Tutti coloro che vivono in povertà hanno più probabilità di essere vittime di violenza, ovunque nel mondo; oltre il 75 per cento delle morti di bambini causate da violenza ogni giorno derivano da rapporti interpersonali violenti, piuttosto che da conflitti.
Secondo il rapporto, inoltre, l’attività cerebrale dei bambini vittima di violenza è estremamente simile a quella di un soldato in guerra, tanto che un terzo di loro ha una probabilità più alta del normale di sviluppare i sintomi tipici dello stress post traumatico.
In tutto il mondo, sono 41 i Paesi che hanno esplicitamente vietato per legge la violenza contro i bambini, e solo il 2 per cento ha un quadro giuridico completo per poter lavorare sulla prevenzione della violenza sui bambini.
L’Unicef ha riferito che chiederà formalmente al premier del Regno Unito David Cameron di includere il tema della prevenzione della violenza sui minori tra i nuovi obiettivi globali, per far in modo di combattere gli abusi come l’arruolamento forzato dei bambini, il matrimonio forzato e le mutilazioni genitali femminili.
Quest’ultima pratica, largamente diffusa in Africa, è praticata da molte famiglie immigrate anche nel Regno Unito. Nel 2012, il ministro dell’Interno britannico Theresa May ha riferito che 60mila bambine fino a 14 anni che vivono tra Inghilterra e Galles sono figlie di madri che hanno subito mutilazioni genitali femminili.
Venerdì 10 ottobre il premio Nobel per la pace è stato assegnano alla studentessa 17enne pakistana Malala Yousafzai e all’attivista indiano per i diritti dei bambini Kailash Satyarthi (di cui abbiamo pubblicato in esclusiva in Italia l’intervista).