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    Scontri tra cinesi e uiguri durante il Ramadan

    In Cina si sono riaccese le tensioni tra il governo e la minoranza musulmana degli uiguri, in seguito a un attentato in cui sono morte almeno 20 persone

    Di Andrea De Pascale
    Pubblicato il 25 Giu. 2015 alle 16:00 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:18

    Almeno 20 persone sono morte il 22 giugno nella città di Kashgar, nella Cina occidentale, in seguito a un attacco terroristico condotto da un gruppo di persone appartenente alla minoranza etnica cinese degli uiguri.

    L’ufficiale di polizia Turghun Memet ha riferito all’agenzia giornalistica americana Radio Free Asia che un gruppo di uiguri, a bordo di un’auto che sfrecciava a tutta velocità, non si è fermato a un posto di blocco nei pressi del distretto di Tahtakoruh, a Kashgar.

    Quando un poliziotto è uscito dal gabbiotto del posto di blocco, la macchina ha fatto retromarcia, investendo l’uomo. Due uomini sono poi usciti dalla vettura e hanno ucciso due poliziotti con dei coltelli.

    Poco dopo, è arrivato un altro gruppo di uiguri che ha lanciato degli esplosivi, uccidendo altri tre poliziotti. Secondo quanto riporta Radio Free Asia, tutti i 15 sospetti terroristi uiguri sarebbero stati uccisi dalle autorità.

    Chi sono gli uiguri

    Gli uiguri sono una delle 56 minoranze etniche ufficialmente riconosciute dal governo di Pechino. Complessivamente sono circa 11 milioni e sono concentrati nella provincia nord-occidentale cinese dello Xinjiang. Sono di etnia turca e la maggior parte di loro sono musulmani sufi.

    Dopo la caduta della dinastia Qing, che regnò in Cina dal 1644 al 1911, gli uiguri riuscirono a raggiungere l’indipendenza per due brevi periodi: una prima volta dal 1931 al 1934 e una seconda volta dal 1944 al 1949, anno in cui, con la fondazione della Repubblica Popolare Cinese (Rpc), il partito comunista assoggettò la regione al proprio controllo.

    Nel 1955 lo Xinjiang fu classificato come regione autonoma della Repubblica Popolare Cinese. Per molti uiguri si trattò di un’assimilazione forzata e questo contribuì a far nascere numerosi movimenti separatisti nella regione. Molti di questi gruppi non sono estremisti e sono contrari agli atti di violenza.

    Non tutti gli uiguri, però, vogliono raggiungere l’indipendenza dello Xinjiang dalla Cina. Una parte di loro vuole solo che la propria cultura sia preservata e che sia mantenuta un’autonomia rispetto alla cultura degli Han, gruppo etnico maggioritario in Cina. Altri invece si dichiarano soddisfatti dei processi di integrazione messi in campo anno dopo anno dai vertici del partito comunista.

    Il mese del Ramadan

    Le autorità cinesi, in vista del mese santo del Ramadan, hanno imposto numerose restrizioni alla minoranza musulmana, cosa che ha contribuito ad accrescere le tensioni nella provincia nord-occidentale cinese.

    La Cina ha da sempre il timore che le ondate di proteste e scontri nella regione autonoma dello Xinjiang possano diffondersi nel resto del Paese e portare a una destabilizzazione generale.

    Ai funzionari uiguri, come anche ai dipendenti pubblici, agli insegnanti e agli studenti, è stato vietato di praticare il digiuno rituale, mentre ai ragazzi di età inferiore ai 18 anni è stato proibito di partecipare ad attività di carattere religioso.

    Per evitare l’osservanza del digiuno nelle ore di luce ai ristoranti della regione è stato richiesto di rimanere aperti tutto il giorno, anche se gestiti da personale musulmano.

    Dilxat Raxit, portavoce del Congresso mondiale uiguro, ritiene che le manovre attuate dai leader cinesi mirino a controllare e limitare la loro fede islamica.

    Così facendo, sostiene Raxit, si incentiva ancora di più la popolazione musulmana a infrangere le regole imposte da Pechino. Il numero di incidenti tra gli uiguri e cinesi d’etnia Han infatti tende ad aumentare quando si implementano politiche repressive di questo tipo.

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