I cittadini dell’Uganda dovranno pagare per usare le famose piattaforme social come WhatsApp, Facebook e Twitter secondo quanto stabilito dalle nuove norme in vigore nel paese.
A maggio, infatti, il parlamento dell’Uganda ha approvato una legislazione che introduce una tassa sull’uso delle cosiddette piattaforme social Over The Top (OTT) che offrono servizi di messaggistica.
Gli utenti dell’Uganda dovranno pagare 200 scellini (circa 0,4 centesimi di euro) per accedere a una qualsiasi delle 60 piattaforme OTT.
Al mese, si tratterebbe di 1,2 euro al giorno e di 16 euro all’anno in un paese in cui milioni di persone vivono con meno di un euro al giorno.
Il governo ha definito il ricorso a questa nuova misura utile per l’aumento delle entrate dello Stato, al fine di trasformare il paese in uno Stato dal reddito medio entro il 2020.
Gli utenti però non sono d’accordo con il governo.
Secondo molti, l’imposizione di una tassa sui social media viola il diritto di espressione, oltre a negare importanti opportunità economiche agli imprenditori.
Anche gli attivisti per i diritti umano hanno affermato che le tasse avranno un effetto negativo.
“Le tasse sui social media sono una parte di un più grande disegno del governo di intaccare la libertà di espressione”, ha affermato Rosebell Kagumire, blogger e direttore di Kweta, una Ong operativa in Uganda.
Secondo i dati, nel paese circa 17 milioni di persone, cioè il 41 per cento della popolazione, usa internet e la maggior parte accedere alla rete attraverso il proprio cellulare.
Facebook e Twitter sono le due piattaforme di social media più utilizzate nel paese.
Il presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, che è al potere da 32 anni, ha espresso dei commenti sprezzanti contro gli utenti dei social, affermando che la tassa serve a limitare il “gossip” che gira in rete.
In passato, il governo era stato fortemente criticato per aver proposto la reintroduzione di leggi risalenti agli anni del colonialismo britannico per ridurre al silenzio il dissenso nel paese.
Nel 2017, l’attivista Stella Nyanzi era stata arrestata per aver insultato il presidente, accusato di non aver rispettato la promessa fatta in campagna elettorale di dare alle studentesse gli assorbenti.
Durante il giorno delle elezioni presidenziali nel 2016, che ha sancita la vittoria di Museveni nonostante le proteste dell’opposizione, internet è stato quasi totalmente inaccessibile.
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