A un mese esatto dall’omicidio della giornalista investigativa Daphne Caruana Galizia, il parlamento europeo ha espresso “serie preoccupazioni” riguardo la democrazia, la libertà di espressione e lo stato di diritto a Malta.
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In una risoluzione firmata il 15 novembre dai due terzi dei parlamentari, la polizia maltese è stata criticata per il fallimento di diverse indagini relative a “gravi accuse di corruzione e violazione in materia di antiriciclaggio e vigilanza bancaria.”
Un fallimento descritto come “una minaccia allo stato di diritto in un paese membro dell’Ue”.
Inoltre, il parlamento europeo ha invitato le autorità maltesi a “fare tutti gli sforzi necessari” per trovare gli esecutori del “barbaro omicidio” di Daphne Caruana Galizia.
Un atto concepito per aumentare le pressioni sulla Commissione europea affinché passi al vaglio gli standard democratici di Malta, simile a quelli promossi nei confronti di Ungheria e Polonia, relativi rispettivamente alle condizioni dei richiedenti asilo e alla riforma del sistema giudiziario.
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Il 14 novembre è stata inaugurata a Strasburgo una sala stampa dedicata alla memoria di Caruana Galizia. All’evento ha partecipato anche Peter Caruana Galizia, marito della donna morta un mese fa, che ha detto: “Daphne non ha mai ceduto al cinismo: a crescere erano la sua indignazione e frustrazione. Con ogni storia riusciva ad attrarre un numero sempre più alto di lettori.”
In ricordo della giornalista maltese, nella mattinata del 16 novembre gli attivisti del gruppo #occupyjustice hanno lasciato una pianta d’alloro davanti all’Auberge de Castille, dove si trova l’ufficio del primo ministro Joseph Muscat, insieme a un messaggio rivolto a quest’ultimo: “Primo ministro, possa questo alloro ricordarle che è da un mese che aspettiamo le azioni da lei promesse per fare giustizia. Chi non vuole sapere è uno sciocco. Chi non vuole fare nulla è un codardo. Chi sa e non fa nulla è un complice.”
Caruana Galizia aveva seguito l’inchiesta internazionale sui MaltaFiles, secondo la quale la piccola isola del Mediterraneo sarebbe diventata un paradiso fiscale all’interno dell’Unione europea.
Nel corso degli anni era diventata una figura di riferimento del giornalismo investigativo maltese: tra gli obiettivi dei suoi reportage l’attuale premier Muscat ma anche l’ex capo dell’opposizione, Simon Busuttil, ex leader del partito nazionalista.
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