È emersa oggi la notizia, diffusa dal quotidiano britannico Guardian, che l’Unione Europea intende vincolare gli aiuti all’Afghanistan a un accordo sui migranti.
Nello specifico, l’Ue intenderebbe minacciare Kabul di ridurre gli aiuti se il paese non accetta di riaccogliere almeno 80mila dei richiedenti asilo respinti dall’Unione, tutto questo pur ammettendo che la situazione in Afghanistan sta peggiorando.
In un memorandum trapelato nei giorni scorsi si legge che l’Ue è “consapevole del deterioramento della situazione e dei rischi cui è esposta la popolazione” e anche del fatto che l’Afghanistan ha subito “livelli record di attacchi terroristici e vittime civili”.
“Malgrado ciò”, conclude, “oltre 80mila persone potrebbero potenzialmente dover essere rimandate in Afghanistan nel prossimo futuro”.
Tale aut-aut potrebbe essere sottoposto a Kabul durante la riunione con i donatori internazionali che converranno a Bruxelles la prossima settimana.
Ma all’Europa sembra sfuggire che, oltre alla critica situazione in materia di sicurezza, il subbuglio interno ha reso l’economia afghana ancora più fragile ed è proprio la carenza di posti di lavoro che spinge molti giovani a lasciare il paese e cercare fortuna nel nostro continente.
Sarebbe estremamente complicato per l’Afghanistan riassorbire 80mila persone, malgrado nel corso del 2016 cinquemila afghani abbiano già scelto volontariamente di abbandonare l’Europa e farvi ritorno.
L’Afghanistan resta uno dei principali, il secondo per l’esattezza, paesi di provenienza dei migranti in Europa. L’anno scorso hanno inoltrato domanda d’asilo 196.170 afghani.
Ma la strategia che l’Ue intende adottare nei confronti di Kabul è in realtà parte di un piano più ampio volto a vincolare gli aiuti ai paesi poveri (nonché paesi di origine dei migranti) al loro impegno a riaccogliere i propri cittadini espulsi dall’Unione.
Tuttavia, questo piano sembra tenere in scarsa considerazione, come appare evidente nel caso dell’Afghanistan, le condizioni interne dei paesi dove intende rimandare i migranti non graditi.
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