A Motyzhyn, vicino a Kiev, è stata ritrovata una fossa comune di 20 persone, tra cui delle famiglie, inclusa quella della sindaca Olga Sukhenko, del marito e di suo figlio. Secondo il sindaco del villaggio confinante di Kopyliv, i corpi portavano i segni di torture, come braccia e dita rotte.
Le autorità ucraine hanno ritrovato complessivamente i corpi di cinque civili con le mani legate e segni di tortura nel villaggio a ovest di Kiev, tra cui quelli della sindaca, del marito e di suo figlio. La polizia ha mostrato ai giornalisti di AFP quattro cadaveri, compreso quello della sindaca, sepolto a metà in una pineta vicino alla sua abitazione di Motyzhyn. Un quinto corpo è stato rinvenuto successivamente in un piccolo pozzo nel giardino di casa.
Altri due corpi di uomini che non facevano parte della famiglia del sindaco, avevano le mani legate dietro la schiena. Secondo la polizia, la sindaca Olga Sukhenko, 50 anni, suo marito e il figlio, erano stati rapiti dalle forze russe il 24 marzo.
I residenti hanno riferito che il sindaco e suo marito si erano rifiutati di collaborare con le forze russe. Secondo quanto riportano fonti ucraine, la fidanzata del ragazzo ucciso ha detto, “sei morto insieme ai tuoi genitori, non li hai lasciati soli. Sarai per sempre nel mio cuore, nei nostri cuori.”
L’11 marzo anche il sindaco di Melitopol, nel sud dell’Ucraina, era stato rapito dall’esercito russo, ma rilasciato dopo qualche giorno come parte di uno scambio di prigionieri.
A Bucha, una cittadina situata una trentina di chilometri a nord di Motyzhyn, sono stati ritrovati sparsi per le strade e in fosse comuni numerosi corpi di civili uccisi, provocando la condanna internazionale e facendo scattare le accuse unanimi di crimini di guerra.