Nel febbraio del 2022, in seguito all’invasione russa, in Ucraina vennero dichiarate la legge marziale e la mobilitazione generale. Da allora gli uomini tra i 18 e i 60 anni non sono autorizzati a lasciare il Paese, in virtù del fatto che potrebbero essere chiamati a prestare servizio militare. La mobilitazione ha coinvolto in misura molto minore le donne: solo chi svolge una professione legata a specializzazioni militari ha ricevuto l’ordine di non lasciare il Paese.
La misura ricevette poche critiche all’epoca: era chiaro che l’Ucraina stesse lottando per difendere il proprio territorio e la sua stessa esistenza in quanto Paese. All’inizio della guerra migliaia e migliaia di persone si arruolarono volontariamente: sforzi importanti che si sono rivelati fondamentali per resistere alla prima ondata dell’invasione russa.
Dopo quasi due anni, però, la situazione è cambiata. Le file di uomini pronti a offrirsi come volontari per combattere non ci sono più, mentre aumentano le proteste per far tornare a casa i soldati al fronte, ormai esausti. Nel frattempo, sempre più uomini cercano di evitare la coscrizione in un modo o nell’altro, spesso ricorrendo alla corruzione degli addetti al reclutamento o cercando di lasciare il Paese in modo illegale e pericoloso.
Il cambiamento nella disposizione popolare è diventato evidente nelle ultime settimane, quando si è acceso il dibattito su una proposta di legge per cambiare i termini della mobilitazione. La legge in questione potrebbe portare al reclutamento di circa 500mila uomini.
I dirigenti militari considerano la norma necessaria per continuare la guerra, anche se Kiev non ha dichiarato ufficialmente quanti soldati abbiano perso la vita nel conflitto. Stando alle stime del governo statunitense, si tratterebbe di almeno 70mila morti e oltre 100mila feriti. Sempre secondo la stessa fonte, il fronte nemico avrebbe perso quasi il doppio dei soldati, ma la Russia può contare su una popolazione molto più grande e ha ingrossato le sue truppe liberando dal carcere decine di migliaia di persone.
L’esercito chiama
Dopo due anni di guerra circa un quinto del territorio ucraino (compresa la Crimea) è sotto il controllo russo. La controffensiva di Kiev, annunciata l’estate scorsa, non ha raggiunto gli obiettivi prefissati dal presidente Volodymyr Zelensky, secondo i militari anche a causa del deficit numerico delle truppe.
Per questo, a dicembre scorso i generali dell’esercito hanno chiesto al presidente di mobilitare tra i 450mila e i 500mila uomini. Secondo l’ex comandante delle forze armate Valeriy Zaluzhnyi, infatti, questo è il numero di nuove reclute necessario per svolgere le operazioni militari nel corso di tutto il 2024, tenendo in considerazione gli obiettivi strategici e le stime sulle possibili perdite di soldati al fronte.
Zelensky ha chiesto di visionare un piano per la mobilitazione: da lì il disegno di legge presentato al Parlamento ucraino il giorno di Natale e ritirato poco dopo, in seguito a molte proteste e contestazioni. Non solo da parte della popolazione, ma anche di analisti e legislatori, secondo cui alcune delle norme previste violavano i diritti garantiti dalla Costituzione del Paese. Il presidente ucraino si era detto scettico riguardo all’effettiva necessità di una nuova, ancor più rigida, legge sulla mobilitazione, anche perché sa che il costo politico di questa misura sarebbe alto.
La discussione sul ddl si inserisce nel più ampio contesto delle relazioni tese tra Zelensky e i generali, e ha giocato un ruolo non indifferente nel licenziamento di Zaluzhnyi, annunciato dal presidente ucraino il 9 febbraio.
Una versione aggiornata della proposta di legge sulla mobilitazione è stata presentata il 30 gennaio, mantenendo però le caratteristiche principali del testo originale. Tra queste, l’abbassamento dell’età minima per essere chiamati al fronte dai 27 ai 25 anni.
La norma, se approvata, prevede di limitare le circostanze fisiche e personali per cui è possibile ricevere l’esonero e permette di arruolare anche chi è stato condannato per alcuni crimini. Si inaspriscono inoltre le pene per chi non risponde alla chiamata alle armi, tra cui il congelamento dei fondi e l’impossibilità di richiedere un prestito in banca o comprare una casa. La proposta include la possibilità di smobilitare le truppe dopo tre anni di servizio, ma i famigliari di chi è al fronte dall’inizio della guerra chiedono il loro ritorno immediato.
Intanto le proteste nelle città ucraine sono aumentate nelle ultime settimane, un raro caso di contestazione pubblica durante una guerra.
Il popolo non ci sta
Il reclutamento deve anche fare i conti con la corruzione all’interno delle commissioni mediche e militari e con il numero di disertori. Diversi gruppi Telegram ucraini vendono agli uomini documenti falsi che permettono di essere esonerati dal servizio militare.
Tra questi ci sono l’aggiunta di bambini fittizi al nucleo familiare – dal momento che chi ha almeno tre figli può lasciare il Paese – e soprattutto il certificato di esenzione medica, che permette libera entrata e uscita dall’Ucraina ed è molto ambito.
C’è chi decide di fuggire a piedi o a nuoto, spesso accompagnato fino al confine dietro compenso. Un’opzione non senza rischi. Chi viene arrestato mentre cerca di lasciare il Paese senza permesso rischia fino a 8 anni di carcere, e chi riesce a sfuggire ai militari al confine potrebbe non sopravvivere al viaggio.
Non si sa con certezza quante persone abbiano perso la vita cercando di uscire dall’Ucraina, ma lungo il fiume Tibisco, al confine con la Romania, sono stati rinvenuti 19 corpi tra febbraio 2022 e agosto 2023. Secondo le stime della Bbc, sarebbero almeno 20mila gli uomini che sono fuggiti illegalmente dal Paese nello stesso periodo.
La proposta di legge per la mobilitazione include anche la creazione di un sistema informatico centralizzato, per cui sul profilo di ciascun utente verrebbero registrate tutte le informazioni relative alla mobilitazione ed eventuali esoneri: un tentativo di rendere più difficile la falsificazione dei documenti e quindi ostacolare la corruzione.
Rischi nazionali
Reclutare centinaia di migliaia di persone potrebbe dimostrarsi vitale per continuare la guerra, ma il prezzo da pagare non sarebbe da poco. Non solo per le tensioni in aumento all’interno della società ucraina, ma anche per l’economia del Paese: una leva ulteriore di queste dimensioni si tradurrebbe in una diminuzione dei lavoratori attivi, rallentando ulteriormente un’economia già in ginocchio a causa della guerra.
I nuovi soldati comporterebbero al tempo stesso meno ricavi per le tasse dello Stato e costi militari più alti per pagarne lo stipendio. Zelensky ha dichiarato che la mobilitazione richiesta dai militari costerebbe al Paese circa 500 miliardi di grivnie ucraine, pari a oltre 12 miliardi di euro: «Per pagare lo stipendio di ciascun soldato servono in media le tasse versate da sei lavoratori civili. Ci vorrebbero altre 3 milioni di persone, da qualche parte, per poter pagare le nuove truppe».
In questo contesto, la decisione dell’Ue di rinnovare gli aiuti all’Ucraina (50 miliardi di euro in quattro anni, con un primo pagamento già da marzo) contribuisce ad alleviare la tensione, ma da soli questi finanziamenti potrebbero non essere sufficienti. E ulteriori aiuti da parte degli Stati Uniti sono ancora ostacolati dal Partito repubblicano.