Il leader e capo delle operazioni militari del gruppo di ribelli pakistani Lashkar-e-Taiba attivo nel Kashmir indiano, è stato ucciso nella prima mattinata di giovedì 29 ottobre. Secondo il direttore generale della polizia K. Rajendra Kumar, Abu Qasim, di nazionalità pakistana, sarebbe il responsabile di diversi attacchi nel paese, tra cui quello di Mumbai nel 2008 che ha causato 166 vittime.
Non c’è stata alcuna conferma o commento da parte dei ribelli che combattono contro il governo indiano nella regione del Kashmir, sebbene centinaia di persone avrebbero marciato al sito dello scontro per lanciare pietre alle forze governative e ostruire il traffico. La polizia indiana avrebbe risposto con l’utilizzo di gas lacrimogeni.
L’operazione per catturare Abu Qasim è iniziata nella notte tra mercoledì 28 ottobre e giovedì 29 ottobre a Kulgam, una città 70 chilometri a sud di Srinagar, la città principale del Kashmir, dopo che la polizia aveva ricevuto un suggerimento circa la presenza di Qasim nell’area.
Abu Qasim è stato ucciso mentre cercava di scappare dalla polizia.
L’india accusa il Pakistan di finanziare e addestrare i militanti ribelli nella regione, nonostante Islamabad neghi ogni coinvolgimento, dichiarando che si occupa solo di dare supporto morale e diplomatico ai ribelli.
Il Kashmir è diviso tra India e Pakistan, nonostante entrambi i Paesi la rivendichino nella loro interezza. È dal 1989 che i ribelli combattono per l’indipendenza del Kashmir o il suo assorbimento nel Pakistan. Più di 68mila persone sono state uccise nella ribellione armata e nella conseguente severa repressione indiana.