La dinamica dell’attacco che ha ucciso 72 persone nella provincia di Idlib in Siria il 4 aprile è chiara: c’è stata una contaminazione con gas – probabilmente sarin – che ha portato al soffocamento delle vittime a seguito di un bombardamento. Le versioni sulle responsabilità dell’accaduto, però, sono diverse.
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Gli Stati Uniti hanno da subito accusato le forse di Bashar al-Assad di aver violato le leggi internazionali ricorrendo all’uso di armi chimiche contro la popolazione civile. Il governo di Damasco ha respinto le accuse. La Francia e il Regno Unito hanno preparato una bozza di risoluzione da presentare al Consiglio di sicurezza dell’Onu per condannare il regime di Assad.
Il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson, che partecipa alla conferenza convocata il 5 aprile a Bruxelles sui fatti di Idlib, ha detto: “Tutte le prove che ho visto suggeriscono che è stato il regime di Assad, nella piena consapevolezza di usare armi illegali in un attacco barbaro contro il suo stesso popolo”.
L’Organizzazione mondiale della sanità ha confermato che i sintomi mostrati dai feriti sono coerenti con un attacco chimico. “Alcuni casi mostrano anche esposizione a organofosfati, una categoria di sostanze dei gas nervini”, si legge in un comunicato dell’organizzazione. L’assenza di ferite esterne sui corpi delle vittime dimostrerebbe l’uso di armi chimiche. Inoltre, nella maggior parte dei casi la causa della morte è stata l’insufficienza respiratoria acuta.
Anche la Russia, in quanto alleata del regime siriano, è stata considerata coinvolta nell’attacco. Il ministro della Difesa russo ha, però, precisato il 5 aprile che la contaminazione con agenti tossici è stata causata da una perdita proveniente dall’arsenale militare dei ribelli che controllano l’area. Il deposito militare era stato colpito da bombardamenti aerei siriani il 4 aprile.
“L’aviazione siriana ha compiuto un attacco su un deposito di armi dei terroristi a est di Khan Sheikhoun. Nel territorio del deposito c’erano laboratori per la produzione di armi chimiche”, ha spiegato in un video You Tube il portavoce del ministro Igor Konoshenkov. Secondo il ministro, le armi chimiche erano state usate dai ribelli nel 2016 ad Aleppo.
Hasan Hajj Ali, comandante del gruppo ribelle Esercito per Idlib libera, ha detto che nessuna delle posizioni dei ribelli nell’area è stata colpita il 4 aprile e ha quindi respinto le accuse della Russia riguardo a una perdita di gas dal loro arsenale.
“Tutti hanno visto l’aereo attaccare con il gas”, ha detto il comandante a Reuters. “Tutti i civili sanno che non ci sono posizioni militari in quella zona o laboratori per la produzione di armi. Le varie fazioni dell’opposizione non sono in grado di produrre queste sostanze”, ha aggiunto Hajj Ali, definendo false le affermazioni del ministro russo.
Il ministro della Salute turco Recep Akdag ha riferito il 5 aprile che la Turchia sarebbe in possesso di prove che dimostrerebbero la natura chimica dell’attacco. Il ministro ha comunicato ai giornalisti che circa 30 persone sono state ricoverate in ospedali turchi vicino al confine con la Siria.
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