Le ultime notizie sull’offensiva della Turchia in Siria contro i curdi
L’accordo sul cessate il fuoco siglato il 16 ottobre ad Ankara dal segretario di Stato Usa Mike Pompeo e il vice presidente Mike Pence con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan non basta per fermare l’offensiva nella regione del Rojava, la zona del Nord della Siria in mano ai curdi.
I miliziani curdi dell’Ypg hanno iniziato a ritirarsi dalla zona di sicurezza turca nel nord-est della Siria. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato: “Alla fine delle 120 ore di tregua, martedì sera, la nostra operazione Fonte di pace continuerà in modo ancora più determinato se gli Usa non manterranno le promesse sull’evacuazione delle milizie curde Ypg dalla zona di sicurezza della Turchia”.
Intanto Amnesty International ha denunciato la Turchia per crimini di guerra: l’esercito turco e le milizie siriane sue alleate hanno compiuto “crimini di guerra” durante l’operazione militare contro i curdi nel nord-est della Siria lanciata il 9 ottobre.
Sul campo di battaglia è salito a 702 il nuovo bilancio dei “terroristi neutralizzati” (cioè uccisi, feriti o catturati) dall’inizio dell’operazione militare della Turchia contro i curdi nel nord-est della Siria. L’agenzia statala Anadolu riferisce inoltre che sarebbero 71 i miliziani siriani cooptati da Ankara morti nei combattimenti dall’avvio dell’offensiva, mentre l’Osservatorio siriano per i diritti umani fissa il numero dei combattenti curdi morti a 224, a fronte di 183 miliziani filo-Ankara. 72, invece, sarebbe il numero dei civili morti durante l’invasione turca.
TPI ha sul campo l’inviata speciale Benedetta Argentieri che da lì documenta tutto quello che sta accadendo nel Rojava a danno dei curdi, violentemente attaccati da Erdogan.
Qui le ultime notizie, il bollettino, di sabato 19 ottobre 2019:
Le forze turche e le milizie locali loro alleate nel nord della Siria hanno catturato altri 41 sospetti jihadisti dell’Isis, parte dei 750 che secondo Ankara erano stati liberati nei giorni scorsi dai combattenti curdi dello Ypg per cercare di seminare il caos durante l’offensiva turca. Lo ha sostenuto il ministro dell’Interno turco, Suleyman Soylu, confermando che altri 195 erano già stati presi nei giorni scorsi, come riferito ieri dal presidente Recep Tayyip Erdogan. Secondo i media turchi, i foreign fighter di Ankara verranno portati in Turchia e lì processati, mentre quelli di altri Paesi, tra cui molti europei, saranno condotti in strutture detentive nel nord della Siria a ovest del fiume Eufrate, nelle aree della provincia di Aleppo da anni saldamente in mano ad Ankara.
Mitch McConnell, leader dei repubblicani al Senato e uno dei più stretti alleati di Trump, ha sferrato dalle colonne del Washington Post un duro attacco contro il ritiro delle truppe Usa dalla Siria, definendolo un “grave errore strategico” che “rischia di ripetere l’avventato ritiro del governo Obama dall’Iraq, che ha agevolato la crescita dell’Isis”. McConnell chiede di reintrodurre le truppe Usa e di “separare Ankara da Mosca riportandola all’ovile Nato”, senza abbandonare “il mantello della leadership globale” Usa.
Nel suo intervento, il leader dei repubblicani al Senato cita tre lezioni da tener presente. La prima è che la minaccia del terrorismo islamico radicale “è reale” e resta concreta anche per gli Usa. La seconda è che “non c’è sostituto per la leadership americana” nel mondo, artefice e garante del sistema internazionale uscito dalla seconda guerra mondiale: “Se abbandoniamo oggi il mantello (della leadership globale, ndr), possiamo essere sicuri che sarà creato un nuovo ordine mondiale, e non in termini a noi favorevole. La terza è che “in questa lotta non siamo da soli: negli ultimi anni, le campagna contro l’Isis e i talebani in Iraq, Siria o Afghanistan sono state fatte prima di tutto dalle forze locali”, con l’appoggio degli Usa.
Ultima stoccata contro Trump, anche se non viene mai nominato: “Dobbiamo farci guidare dai nostri interessi nazionali e non dalle emozioni. Anche se l’offensiva del presidente turco Recep Tayyip Erdogan nel nordest della Siria è sbagliata, è davvero il caso che gli Usa preferiscano che le forze russe, siriane e iraniane controllino la regione piuttosto che la Turchia, nostro alleato Nato?”.