Sono circa 6mila le persone arrestate dopo il tentativo di un colpo di Stato in Turchia. Lo ha reso noto domenica 17 luglio il ministro della Giustizia, Bekir Bozdag, il quale ha precisato che “le operazioni di pulizia continuano” e ha aggiunto che “il numero degli arresti è destinato a salire”.
Le operazioni di arrestato effettuate tra sabato e domenica hanno coinvolto soldati e giudici di alto rango. Oggi più di 50 soldati di alto livello sono stati arrestati nella provincia occidentale di Denizli, situata a est del fiume Meandro. Tra i militari di rango elevato fermati risultano il Maggiore Generale Ozhan Ozbakri, comandante della guarnigione di Denizli, il Generale Erdal Ozturk comandante della terza armata, il Generale Adem Huduti, comandante della seconda armata e Akin Ozturk, l’ex capo delle forze aree turche.
A pagare un prezzo alto in questa vicenda anche 2700 giudici licenziati, dopo che il colpo di stato è fallito. Uno dei giudici più importanti della Turchia, Alparslan Altan, è stato preso in custodia sabato 16 luglio, mentre 44 giudici e pubblici ministeri sono stati arrestati durante la notte nella città centrale di Konya e altri 92 nella città sudorientale di Gazientep, secondo quanto reso noto dall’agenzia di stampa turca Dogan.
Nel frattempo, il governo turco ha chiesto l’estradizione dalla Grecia di otto ufficiali militari che a bordo di un elicottero militare turco sono riusciti a scappare per chiedere asilo politico.
Nella notte di venerdì sono state uccise almeno 265 persone durante gli scontri che hanno poi messo fine al tentativo di rovesciare il governo. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha riferito in parlamento di voler prendere in considerazione una proposta per introdurre la pena di morte.
“Tutti quelli che hanno orchestrato questa presa di posizione poi fallita pagheranno un prezzo pesante”, ha ribadito il presidente turco definendo il colpo di stato “un dono di Dio”.
Intanto, il premier turco ha continuato a lanciare accuse contro il religioso turco-statunitense, Fethullah Gülen, ritenendolo il regista del fallito colpo di stato. Quest’ultimo ha replicato negando ogni accusa o coinvolgimento nella vicenda, dichiarando di “aver vissuto e sofferto molteplici colpi di stato militari nel corso degli ultimi cinque decenni, ed è pertanto offensivo essere accusati di avere un collegamento in questo ultimo tentativo”.
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