Due giornalisti turchi sono stati condannati a pene detentive per aver diffuso pubblicamente segreti di stato. Il caso, aspramente criticato dagli osservatori internazionali, riguarda Erdem Gul e Can Dundar, condannati rispettivamente a cinque e cinque anni e dieci mesi di reclusione.
Si tratta di due giornalisti del quotidiano d’opposizione Cumhuriyet accusati originariamente di spionaggio, reato punibile con l’ergastolo, che avevano pubblicato un servizio sui presunti traffici di armi e munizioni consegnati dai servizi d’intelligence turchi a ribelli islamisti impegnati in Siria nella lotta contro il presidente Bashar al-Assad.
Poco prima che il verdetto venisse pronunciato, Dundar, il direttore del giornale, è stato aggredito da un uomo armato di pistola che lo ha accusato di aver “tradito”.
In molti ritengono che il processo sia in realtà un modo per limitare la libertà di stampa e mettere a tacere il dissenso.
Nel frattempo il presidente turco Recep Tayyep Erdogan ha fatto sapere all’Unione Europea che non cambierà le leggi anti-terrorismo in vigore in Turchia in cambio della liberalizzazione dei visti, parte dell’accordo sui migranti fra Bruxelles e Ankara.
L’accordo sui migranti fra Ue e Turchia è stato fortemente criticato perché, di fatto, non risolverebbe il problema e lascia i migranti in un limbo infinito senza via d’uscita.
Il piano – entrato in vigore a marzo 2016 – era stato negoziato in gran parte dal primo ministro Ahmet Davutoglu che però, proprio per le profonde spaccature che lo dividono dal presidente Erdogan, ha annunciato che lascerà la guida dell’Akp e quindi del governo il prossimo 22 maggio.
“Noi andremo per la nostra strada e voi per la vostra”, ha dichiarato Erdogan rivolgendosi all’Ue. Sebbene questo tipo di retorica dura e intransigente abbia una certa risonanza nel bacino elettorale dell’Akp, le parole del capo di stato turco sono fonte di grande preoccupazione per i leader europei, che temono la fine dell’accordo sui migranti.