I ciprioti greci non avranno più bisogno del visto per visitare la Turchia, grazie all’accordo tra l’Unione Europea e Ankara sulla liberalizzazione dei visti, ma il governo turco ha precisato che questo non sancisce il riconoscimento di Cipro.
La Gazzetta ufficiale turca ha infatti pubblicato la decisione dell’amministrazione di concedere l’ingresso ai cittadini Ue senza bisogno di visto, una volta che anche l’Europa avrà fatto lo stesso per i cittadini turchi.
Si tratta di uno dei 72 criteri richiesti da Bruxelles affinché alla Turchia sia concessa la liberalizzazione dei visti. L’esecutivo dell’Ue dovrebbe proseguire sulla strada imboccata grazie all’accordo per assicurarsi la piena collaborazione della Turchia in materia di immigrazione illegale.
Ma uno dei più grandi ostacoli alle relazioni tra Ue e Ankara è il rifiuto di quest’ultima di riconoscere Cipro, stato membro dell’Ue, che da circa quarant’anni è divisa tra il nord controllato dai turchi ma riconosciuto formalmente solo da essi e il sud greco che è riconosciuto internazionalmente.
Un funzionario turco ha confermato che la semplificazione delle procedure per ottenere il visto riguarderà tutti i cittadini Ue, compresi i ciprioti greci.
“Ciò non significa che riconosciamo Cipro. Se l’Ue abolirà i visti per i cittadini turchi, noi faremo lo stesso”, ha dichiarato il funzionario.
“Al momento, i ciprioti greci possono già viaggiare in Turchia, ma concediamo loro il visto su documenti separati. Grazie a questo nuovo accordo non avranno più bisogno del visto”.
L’Ue ha bisogno della cooperazione della Turchia per tenere in piedi l’accordo stretto a marzo che ha contribuito a limitare l’afflusso di rifugiati e migranti provenienti dalla Turchia, a fronte dell’arrivo di oltre un milione di persone sulle coste italiane e greche nel corso del 2015.
La liberalizzazione dei visti per la Turchia, un paese a maggioranza musulmana che conta 79 milioni di abitanti, è motivo di ansia e discussione tra i 28 membri dell’Ue. Ma Bruxelles preme per mantenere l’accordo a fronte della peggiore crisi migratoria dalla fine della Seconda guerra mondiale.
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