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    Trump e i tweet razzisti contro le deputate dem. La risposta: “Non staremo zitte”

    Credit: Afp
    Di Marta Facchini
    Pubblicato il 16 Lug. 2019 alle 11:36 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 01:55

    Trump, tweet razzisti e accuse rivolte a quattro deputate dem. Che ha definito anti-americane, invitandole a tornare “nei paesi corrotti e infestati dal crimine da cui sono venute”. È un duro attacco quello che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rivolto contro quattro deputate democratiche. Non le ha mai nominate direttamente ma i riferimenti sono stati colti, prima nei tweet del Tycoon e poi dal pulpito della Casa Bianca.

    Alexandria Ocasio-Cortez, Rashida Tlaib, Ayanna Pressley e Ilhan Omar sono state accusate di odiare “con passione gli Stati Uniti” e di “lamentarsi” in continuazione. “The Squad”, come il quartetto progressista è stato definito dai media, secondo The Donald non avrebbe diritto a esprimere critiche nei confronti dell’attuale governo in quanto le parlamentari “originariamente vengono da paesi i cui governi sono una catastrofe totale” mentre “ora dicono al più grande paese del mondo come bisogna governare”. Ma tre parlamentari su quattro sono nate negli Stati Uniti. Omar è nata in Somalia, è arrivata negli Stati Uniti a dodici anni dopo avere vissuto in un campo profughi in Kenya, ed è stata poi naturalizzata.

    “Sono anti-semite, anti-americane, la loro agenda politica è disgustosa e gli americani la bocceranno”, ha rincarato il presidente, alimentando un acceso dibattito che torna a porre la questione razziale al centro della discussione pubblica. E ha aggiunto: “Sappiamo tutti che Ocasio Cortez e le altre sono un branco di comunisti, che odiano Israele e il nostro paese. Quando si scuseranno con il nostro paese, il popolo di Israele e persino con l’ufficio del presidente, per il linguaggio volgare che hanno usato e per le cose terribili che hanno detto? Tante persone sono arrabbiate con loro e le loro azioni sono orribili e disgustose”.

    Secondo il Washington Post, si tratta di dichiarazioni che rientrano nel nazionalismo bianco di cui Trump si è fatto espressione e che già si erano manifestate nelle prese di posizione assunte contro l’ex presidente Barack Obama,  negli attacchi ai musulmani e nella demonizzazione quotidiana dei migranti e delle minoranze.

    trump tweet razzisti deputate dem | Le reazioni. Le quattro deputate dem non sono rimaste in silenzio. “Questo paese appartiene a tutti, noi amiamo questo paese e la gente di questo paese”, ha dichiarato in conferenza stampa Ocasio-Cortez. Che ha accusato il presidente di “ipocrisia”, di avere agito “in totale cattiva fede” e “contestare la nostra lealtà al paese solo perché non sa come contestare le nostre denunce e le nostre proposte per un paese migliore”.
    “Non ci faremo distrarre dal disprezzo della Costituzione di questo presidente”, ha aggiunto la deputata Rashida Tlaib.
    In sostegno delle deputate democratiche si è schierata anche la premier britannica Theresa May.  Il silenzio dei repubblicani, invece, è stato rotto solo dal senatore Lindsey Graham che ha invitato Trump, di cui è uno dei più stretti collaboratori, a “mirare più in alto” e a rivolgere critiche politiche e non personali a “cittadine americane regolarmente elette”. Cittadine che non ha esitato a definire “un mucchio di comuniste che odiano Israele e il nostro paese”.
    La stretta sull’immigrazione.  L’esecutivo Trump ha annunciato un nuovo giro di vite sui migranti, stretta che colpirà migliaia di centroamericani. Secondo le nuove direttive, i migranti non
    potranno chiedere asilo se sono arrivati negli Stati Uniti attraversando prima un altro paese senza avere avanzato lì la loro richiesta. Uno strumento per scoraggiare i migranti economici.
    La decisione arriva dopo che il presidente del Guatemala Jimmy Morales ha annullato una visita a Whasington nella quale avrebbe dovuto discutere un accordo che definisce il Guatemala “paese terzo sicuro”. Il rischio, per i migranti di Honduras e di El Salvador, è dovere chiedere asilo in un paese che invece non è sicuro. La Corte costituzionale guatemalteca ha bloccato l’accordo, affermando che deve essere prima approvato dal Parlamento.
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