Secondo diplomatici e funzionari di stato palestinesi citati dal quotidiano britannico “The Guardian”, i termini necessari per spostare l’ambasciata statunitense in Israele a Gerusalemme, la cui volontà era stata espressa da Donald Trump pochi giorni fa, sono stati già superati.
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La scadenza originaria era prevista per la mezzanotte di venerdì 1 dicembre ma era poi stata prorogata a lunedì 4. Entrambe le date sono passate senza la diffusione di alcuna comunicazione ufficiale al riguardo da parte della Casa Bianca.
L’annuncio del trasferimento dell’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme è stato accolto negativamente da molti leader politici del Medio Oriente, che hanno minacciato possibili ripercussioni.
Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha descritto la questione di Gerusalemme come una “linea rossa” che potrebbe compromettere i rapporti di Israele con il resto del mondo. Timori sono stati espressi anche dall’Unione europea.
L’Arabia Saudita ha avvertito gli Stati Uniti a non fare passi che potrebbero “bloccare gli sforzi per ridare slancio al processo di pace.”
Alcune fonti riferiscono che Donald Trump potrebbe rinunciare a malincuore all’intenzione di spostare l’ambasciata a Gerusalemme. Secondo altre, invece, potrebbe addirittura annunciare di voler riconoscere la città come capitale di Israele; una decisione che porterebbe immediatamente a una rottura dei rapporti diplomatici con le autorità palestinesi, come affermato da consiglieri vicini al presidente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina Mahmoud Abbas.
Lo status di Gerusalemme è una questione chiave nel contesto del conflitto israelo-palestinese, con entrambe le parti che rivendicano la città come propria capitale.
Tutte le ambasciate straniere in Israele si trovano a Tel Aviv ma hanno una rappresentanza consolare a Gerusalemme.