Ora è scritto nero su bianco: il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha rimborsato al suo avvocato personale i 130mila dollari pagati alla pornostar Stormy Daniels in cambio del suo silenzio sul presunto rapporto sessuale avuto con il tycoon.
L’informazione è inclusa come nota a piè di pagina nel modulo di 92 pagine depositato presso l’Office of Government Ethics, un’agenzia indipendente statunitense responsabile per la prevenzione dei conflitti di interesse.
L’agenzia ha concluso che Trump dovrà indicare un debito verso il suo avvocato, Michael Cohen, nella sezione “passività” della sua dichiarazione dei redditi.
In precedenza il presidente americano aveva detto di non sapere del pagamento ricevuto da Stormy Daniels.
Gli avvocati di Trump hanno chiarito che il presidente ha rivelato il pagamento volontariamente “nell’interesse della trasparenza”.
“Nel 2016 alcune spese sono state sostenute da uno degli avvocati del signor Donald Trump, Michael Cohen,” scrivono i legali del presidente.
“Il signor Cohen ha chiesto il rimborso di tali spese e il signor Trump ha rimborsato completamente il signor Cohen nel 2017. Il valore della somma è compreso in un range tra i 100mila e i 250mila dollari e il tasso di interesse è stato pari a zero”, hanno specificato gli avvocati.
Lo scorso 3 maggio l’ex sindaco di New York, Rudolph Giuliani, che oggi è alla guida del team legale di Trump, aveva rivelato l’avvenuto rimborso.
I fatti risalgono a prima delle elezioni presidenziali del 2016. Secondo quanto riferito da Giuliani sono stati utilizzati soldi del patrimonio personale di Trump, mentre i fondi della campagna elettorale non sono stati intaccati.
Ospite del programma televisivo Hannity, su Fox News Channel, l’ex sindaco di New York ha detto che il denaro è stato “incanalato attraverso lo studio legale e il presidente lo ha ripagato”.
Alla domanda se Trump fosse a conoscenza dell’accordo con la pornostar, Giuliani ha risposto così: “Per quanto ne so, non ne conosceva le specifiche. Ma conosceva l’accordo generale, cioè che Michael si sarebbe occupato di cose del genere, come se io mi occupassi di cose come questa per i miei clienti. Non li carico di ogni singola cosa che arriva. Sono persone impegnate”.
Stormy Daniels sostiene che nell’ottobre del 2016, un mese prima delle elezioni presidenziali che lo avrebbero visto trionfare, Donald Trump pagò la somma di 130mila dollari per comprare il suo silenzio su un rapporto sessuale avuto nel 2006, a margine di un torneo di golf a Lake Tahoe, nel Nevada, un anno dopo il matrimonio con Melania.
Secondo il quotidiano statunitense Wall Street Journal, Cohen, l’avvocato dell’attuale presidente, dopo aver raggiunto un accordo con l’attrice, dispose il pagamento su un conto della City National Bank di Los Angeles. La banca non ha commentato la notizia.
Stormy Daniels – il cui vero nome è Stephanie Clifford – ha detto che accettò quell’accordo perché “preoccupata” per la sua famiglia e la sua “sicurezza”. Poi, nel gennaio 2018, dopo che il Wall Street Journal aveva rivelato l’esistenza dell’accordo di non divulgazione, firmò un altro documento che negava qualsiasi patto.
Alla domanda sul perché abbia firmato una dichiarazione falsa, l’attrice ha risposto: “Perché hanno fatto sembrare che non avessi scelta”. “Possono rendere la tua vita un inferno in molti modi diversi”, ha aggiunto.
In un’intervista all’emittente statunitense Cbs andata in onda il 25 marzo 2018 la pornostar ha raccontato di essere stata minacciata nel 2011, dopo aver tentato di rendere pubblica la storia.
La donna ha riferito che un uomo l’ha avvicinata in un parcheggio a Las Vegas e le ha detto: “Lascia stare Trump”. L’uomo ha poi guardato la figlia dell’attrice e ha aggiunto: “Sarebbe un peccato se succedesse qualcosa a sua madre”.
La pornostar ha raccontato che a quel tempo aveva concordato di raccontare la vicenda del presunto incontro sessuale con Trump alla rivista In Touch in cambio di 15mila dollari, ma la pubblicazione era in fase di stallo perché l’avvocato personale del tycoon, Michael Cohen, aveva minacciato di fare causa al magazine.