Vertici del Pentagono “attoniti” davanti alla scelta di Trump di uccidere Soleimani. Nyt: “Era opzione estrema”
La scelta di Donald Trump di uccidere il generale iraniano Qassem Soleimani ha lasciato “attoniti” i vertici del Pentagono, perché il presidente americano ha scelto l’opzione estrema tra le tante presentate dai vertici militari. A riportare il retroscena è il quotidiano statunitense New York Times, che ricostruisce gli ultimi giorni prima del raid su Baghdad.
Trump avrebbe optato per questa scelta “estrema” mentre ancora si stavano valutando le informazioni di intelligence sulle possibili nuove minacce da parte iraniana.
Solo lo scorso 28 dicembre, Trump – dopo l’attacco in cui è morto un contractor americano – aveva respinto l’idea di uccidere Soleimani, optando per un raid aereo sulle postazioni di milizie filo-iraniane in Iraq e Siria.
Pochi giorni dopo, a seguito dell’assedio all’ambasciata statunitense a Baghdad il tycoon, furioso dopo aver visto le immagini in tv, ha deciso per la soluzione estrema lasciando esterrefatti i vertici del Pentagono.
A due giorni dall’uccisione di Soleimani (qui il suo profilo), la crisi tra Usa e Iran è a livelli altissimi. Il comandante delle Guardie della rivoluzione iraniane, Hossein Salami, minaccia: “L’Iran metterà in atto una vendetta contro gli americani al punto che metterà fine alla presenza degli Usa nella regione, individuati 35 obiettivi”.
La risposta di Trump non si fa attendere: “Se l’Iran ci attacca gli Usa colpiranno 52 siti iraniani già identificati’. In Iran processioni funebri in onore del generale ucciso”. Il numero corrisponde a quello degli ostaggi statunitensi presi di mira dall’Iran 40 anni fa.