Ricominciano giovedì 16 febbraio 2017 i colloqui di pace sulla Siria ad Astana, in Kazakistan, promossi da Russia, Turchia e Iran, e sostenuti dalle Nazioni Unite per trovare una soluzione politica della crisi in corso dal marzo del 2011. A prendere parte al secondo giorno di negoziati saranno anche nove gruppi dell’opposizione armata siriana, guidati da Mohammed Alloush, leader della coalizione Jaysh al-Islam.
Nel frattempo, l’emittente statunitense Cnn riferisce che, su richiesta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il Pentagono starebbe pensando a un piano d’azione anti-Isis, con l’invio di truppe sul terreno in Siria per accelerare la lotta al sedicente Stato islamico e riconquistare Raqqa, la capitale de facto dell’Isis nel paese.
Il dispiegamento di truppe convenzionali, che si andrebbero ad aggiungere alle forze speciali americane già presenti in Siria, potrebbe avvenire nel giro di poche settimane, con l’invio dei soldati prima in Kuwait. Questa eventualità è sempre stata esclusa da Barack Obama, poiché giudicata troppo rischiosa.
Il presidente siriano Bashar al-Assad, in un’intervista all’emittente francese Tf1, ha promesso di liberare la Siria dai gruppi estremisti, a cominciare dall’Isis, e ha accusato l’Occidente di appoggiare le forze ribelli. Assad ha anche difeso il decreto firmato da Trump che vietava l’ingresso negli Stati Uniti dei cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana, tra cui la stessa Siria, definendolo un provvedimento esclusivamente rivolto ai terroristi e non al popolo siriano.
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