Notre Dame brucia. E il presidente degli Stati Uniti d’America twitta con aria da sufficienza i suoi saggi consigli. Forse si potrebbero usare aerei anti-incendio per spegnerlo, scrive Trump. Che di mestiere fa l’imprenditore.
E accidentalmente anche il presidente degli Stati Uniti d’America. E in quella decina di parole si riassume la grande tragedia in cui siamo immersi: tutti possono dire tutto, e anche chi non sa nulla di un argomento può avere voce nel dibattito pubblico.
È una cosa meravigliosa potere avere gli strumenti per essere protagonisti in un mondo velocissimo. Ma quando si è verificato il corto circuito che ha portato alla dittatura dell’incompetenza?
Quando è stato quel momento in cui abbiamo iniziato a denigrare e guardare con sospetto chi ne sapeva più di noi? E quand’è stato che abbiamo iniziato a premiare, con posti di comando e incarichi decisionali, chi non sapeva un c****? Non so quando è successo.
Ma se il presidente degli Stati Uniti, nel giorno in cui una tragedia di quelle proporzioni devasta l’Europa, e mentre una squadra di professionisti rischia la vita per salvare una cattedrale secolare, si permette il lusso di dare consigli non richiesti su come si spegne un incendio, siamo al punto di non ritorno.
Per fortuna la protezione civile francese prima, e migliaia e migliaia di utenti dopo, hanno “blastato” Trump. Ma tanti altri, nel loro piccolo, si sono improvvisati pompieri, ingegneri, architetti, storici dell’arte, funzionari della protezione civile, analisti strategici. Senza averne le competenze. Senza avere lontanamente idea di cosa si stesse parlando. Lontani migliaia di chilometri da dove si stava consumando la tragedia.
Era diventata celebre qualche anno fa una meravigliosa vignetta del New Yorker, in cui un capo popolo passeggero di un aereo si alza e dice: “Il pilota ha perso il contatto con noi, passeggeri comuni. Chi pensa che debba pilotare io l’aereo?”.
Una vignetta potente, che riassume perfettamente il dramma del populismo. Il dramma di chi pensa che la competenza non ha senso, che chi ha gli strumenti per fare un’analisi, magari tetra, è un gufo che rema contro. È il dramma di un governo che a inizio anno dice che sarà un anno bellissimo, e poi si trova a rivedere le stime di crescita del pil allo 0,1 per cento. Allo 0,1 per cento.
E tutto questo discorso ha molto a che fare con il tanto discusso analfabetismo funzionale. Leggere e non essere in grado di capire ciò che si sta leggendo. Tra qualche settimana ci saranno le elezioni europee più importanti della storia.
A chi consegneremo il futuro dell’Europa? A piloti con la licenza e a pompieri che rischiano la vita sapendo perfettamente quello che fanno? O a politici che twittano saggi consigli su come si spegne un incendio in una antica cattedrale dell’anno mille?
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