Donald Trump, che consuma svariate lattine di coca cola al giorno, il 12 gennaio 2018 si sottoporrà al suo primo check-up completo in veste di presidente.
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Amante del cibo spazzatura ma non dell’attività fisica (eccezion fatta per il golf), Trump conduce una vita decisamente più sedentaria rispetto a quella dei suoi predecessori.
L’esame si terrà al Walter Reed National Military Medical Center di Bethesda, in Maryland, e comprenderà visite di routine. La Casa Bianca ha voluto precisare che in questa occasione il presidente non si sottoporrà ad alcun esame psichiatrico, nonostante le varie accuse rivolte dai media alla salute mentale del presidente settantunenne.
Subito dopo l’esame medico, Trump dovrà prendere una decisione definitiva sull’accordo nucleare iraniano, dopo che nell’ottobre 2017 lo aveva definito “troppo vantaggioso per l’Iran”, minacciando di non ratificarlo a meno che i suoi alleati non si fossero adoperati per inasprirlo.
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Il Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), firmato da Cina, Francia, Russia, Regno unito, Germania, l’Unione Europea e Stati Uniti, era stato elaborato, ma non ratificato, dall’amministrazione Obama nel 2015.
La scelta definitiva era stata lasciata al successore, che avrebbe potuto verificare se l’Iran stava o meno rispettando i termini dell’accordo.
Il patto prevede che l’Iran riduca drasticamente le sue riserve di uranio arricchito ed elimini molte delle macchine che servono a lavorarlo per utilizzarlo in ordigni esplosivi, e che garantisca all’Agenzia Internazionale per l’energia atomica l’accesso regolare alle strutture nucleari, per dimostrare che le sperimentazioni hanno unicamente fini scientifici e di ricerca.
In cambio, i paesi firmatari solleveranno progressivamente varie sanzioni inflitte all’Iran.
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Giovedì 11 gennaio 2018 il ministro degli esteri francese Jean-Yves Le Drian, dopo un incontro tra i vertici dell’Unione europea e il ministro degli esteri iraniano Javad Zarif a Bruxelles, ha rivolto un appello agli Stati Uniti, insistendo sulla ratifica dell’accordo.
Zarid sostiene che l’Iran è ben disposto ad accettare l’accordo, vantaggioso perché le sanzioni disincentivano gli investitori esteri, ma solo se gli Stati Uniti terranno fede agli impegni presi.
Durante la sua campagna elettorale Trump aveva più criticato il patto, chiamandolo “il peggior accordo di sempre” e accusando l’Iran di averlo violato ripetutamente.
Il segretario di stato Usa Rex Tillerson ha però dichiarato che probabilmente l’accordo verrà sottoscritto, e al posto delle attuali sanzioni ne verranno applicate altre su materie differenti.