Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha approvato giovedì 14 giugno 2018 il piano per l’imposizione di dazi per 50 miliardi di dollari su una lunga lista di prodotti importati dalla Cina.
Pechino ha avvertito che è pronta a rispondere a sua volta con un pacchetto di tariffe sulle merci provenienti dagli Usa.
Lo riporta il sito statunitense Bloomberg.
Il ministro del Tesoro statunitense, Steven Mnuchin si sarebbe detto contrario.
Inoltre, la decisione di Trump potrebbe complicare il processo di distensione con la Corea del Nord, facendo venir meno il sostegno cinese.
Ma il presidente americano, secondo alcuni funzionari del governo di Washington, non ritiene questo fattore sufficiente a farlo retrocedere, soprattutto dopo il proficuo vertice con il leader nordcoreano Kim Jong-un, che ha aperto un canale diretto fra Usa e Pyongyang.
I prodotti cinesi che saranno oggetto della misura dovrebbero essere circa 800, con un sensibile calo dunque rispetto alla lista di 1.300 merci che era stata presentata nelle scorse settimane.
Il provvedimento di Trump mira a rispondere alla “aggressione economica” da parte della Cina, perpetrata, secondo la Casa Bianca, attraverso il furto e il trasferimento di segreti tecnologici e tutelati dalla proprietà intellettuale nei confronti delle aziende americane.
Funzionari degli Usa hanno dichiarato di avere le prove che Pechino ha chiesto ad alcune statunitensi di creare partnership locali per entrare nel mercato cinese, come un modo per fare loro pressioni nel trasferimento tecnologico.
Le tariffe potrebbero essere applicate in più fasi.
Trump, nella sua conferenza stampa a Singapore dopo il vertice con il leader nordcoreano Kim, ha detto che gli Stati Uniti hanno “un enorme deficit negli scambi con la Cina”.
“Dobbiamo fare qualcosa al riguardo”, ha sottolineato. “Non possiamo continuare a permettere che ciò accada”. Il deficit commerciale degli Usa con Pechino è stato di 336 miliardi di dollari nel 2017.
A partire da giugno la Casa Bianca ha introdotto nuovi dazi su alluminio e acciaio nei confronti dei paesi dell’Unione europea e di Canada e Messico.
Il Fondo Monetario Internazionale ha messo in guardia che questa politica commerciale potrebbe minare la crescita globale.