Durante la notte italiana, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sembra aver pubblicamente confermato con un tweet l’esistenza di un programma segreto della CIA in Siria. I fatti riguardano l’addestramento e il sostegno finanziario del governo di Washington ai ribelli siriani che combattono il regime di Assad.
“Il Washington Post di Amazon si è inventato che ho posto fine ai massicci, pericolosi e inutili pagamenti ai ribelli siriani che lottano contro Assad”, ha scritto il presidente in un tweet.
The Amazon Washington Post fabricated the facts on my ending massive, dangerous, and wasteful payments to Syrian rebels fighting Assad…..
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) July 25, 2017
È un’ammissione sorprendente, nonostante le attività citate da Trump fossero un segreto ben noto all’opinione pubblica.
Nonostante infatti ci fossero state indiscrezioni sui media statunitensi riguardo la vicenda, l’agenzia di intelligence non conferma né smentisce mai le proprie operazioni. Nè lo aveva fatto la precedente amministrazione Obama.
Per la legge federale e la costituzione degli Stati Uniti, il presidente ha il diritto di rendere pubbliche informazioni considerate riservate ma quest’impulsività e questa mancanza di tatto e coordinamento non migliorerà le relazioni tra la nuova amministrazione statunitense e i suoi servizi di informazione.
Nel suo tweet Donald Trump si riferiva a un’inchiesta del Washington Post del 19 luglio che riportava la decisione del governo statunitense di abbandonare il programma della CIA che, in Siria, finanziava e addestrava i ribelli anti-Assad.
Secondo fonti citate dal quotidiano, l’ordine è arrivato direttamente dal nuovo direttore dell’agenzia Mike Pompeo e dal Consigliere per la sicurezza nazionale, il generale McMaster, il giorno prima del faccia a faccia tra il presidente Trump e Vladimir Putin, tenutosi al G-20 di Amburgo.
Trump non ha indicato quale parte della notizia ritenga “inventata”, ma il riferimento al programma sembra poco equivocabile.
Il rapporto tra Trump e i propri servizi di intelligence è piuttosto burrascoso. “Ricordo quando me ne stavo seduto a sentire di Iraq e armi di distruzione di massa, di come tutti erano sicuri al 100 per cento che l’Iraq avesse armi di distruzione di massa”, raccontava il presidente durante la conferenza stampa del 6 luglio con il presidente polacco Duda a Varsavia.
“Indovinate un po’? Ha portato solo a un grande sbaglio”, disse Trump. “Allora si sbagliavano ed è stato uno sbaglio e così vale per la Russia”, continuò il presidente spiegando perché non si fidava dei rapporti della propria intelligence riguardo le interferenze del Cremlino nella campagna elettorale del novembre 2016.
Un altro momento di frizione con i servizi di informazione avvenne a maggio, quando Trump fu accusato di aver rivelato a Mosca informazioni segrete nell’incontro del 10 maggio con il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov e l’allora ambasciatore a Washington Sergey Kislyak.
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