Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha chiesto a marzo 2017 ai capi di due agenzie di intelligence di negare pubblicamente l’esistenza di qualsiasi prova di collusione tra il suo staff e la Russia per smontare l’inchiesta dell’Fbi sul cosiddetto Russiagate.
La notizia è stata riportata dal giornale Washington Post, che cita come fonti due attuali dirigenti statunitensi e due ex dirigenti.
La richiesta di Trump fu rivolta a Daniel Coats, capo della National Intelligence (Dia) e all’ammiraglio Michael S. Rogers, direttore della National Security Agency (Nsa).
Il Washington Post spiega che Coats e Rogers rifiutarono la richiesta ritenendola inappropriata.
Trump intraprese questa iniziativa dopo che il 20 marzo l’allora direttore dell’Fbi James Comey riferì alla commissione intelligence della Camera che il Bureau stava indagando “la natura di qualsiasi legame tra persone associate alla campagna di Trump e il governo russo e se ci fosse un qualsiasi coordinamento tra la campagna e gli sforzi della Russia”.
Secondo il giornale statunitense la conversazione di Trump con Rogers fu documentata in un memo interno stilato da un alto dirigente della Nsa. Secondo quanto riferiscono le fonti citate dal Washington Post questi memo potrebbero essere resi disponibili sia per il procuratore speciale del Russiagate che per le commissioni parlamentari che si occupano dello stesso filone di indagine.
Trump si sta intanto muovendo in fretta per creare un pool di avvocati privati che lo assista nel caso del Russiagate. La Casa Bianca non ha risposto a chi chiedeva come il presidente pagherà le spese legali, che non possono essere coperte dal governo federale. Secondo alcune fonti, il presidente potrebbe attingere alle donazioni dei suoi sostenitori.
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