Una delle tribù più antiche dell’India si trova di nuovo di fronte alla minaccia della distruzione dopo che il governo dello stato di Orissa, nell’est del paese, ha avviato un caso legale per consentire a una società mineraria britannica di accedere ai loro territori ancestrali per sfruttarne le risorse.
Nel 2013, la tribù Dongria Kondh aveva vinto la causa contro la società britannica che voleva scavare la sua montagna sacra, Niyamgiri.
Oggi, la tribù si trova di nuovo in pericolo per lo stesso motivo: lo stato di Orissa desidera ancora che Niyamgiri diventi una miniera di bauxite.
Le autorità governative vogliono che la sentenza del 2013 venga rovesciata perché l ritengono illegittima e perché compromette, a loro dire, la crescita e lo sviluppo non solo di Orissa ma dell’intero paese.
Il caso sarà sottoposto ora a tre giudici della Corte Suprema, e la prima udienza dovrebbe tenersi entro il mese di aprile.
I membri della tribù e gli attivisti al loro fianco si sono detti indignati per la posizione assunta dal governo di Orissa: “È scioccante che tentino di rovesciare questo [verdetto] e preoccupante che la Corte Suprema non l’abbia immediatamente rigettato”, ha detto l’Ong Survival International.
“I tentativi di riprendere il progetto [della miniera] non sono solo anti-democratici e illegali, ma anche profondamente immorali”.
I Dongria Kondh conducono un’esistenza primitiva. Si dedicano alla raccolta e alla caccia nella fitta foresta indiana e coltivano piccoli giardini, per poi barattare i loro prodotti con strumenti e oggetti ornamentali nei mercati locali.
Essi parlano una lingua particolare, il Kui, e venerano la montagna sulla quale abitano che incarna la loro divinità Niyam Raja, cui sino al 1835, facevano sacrifici umani, pratica che le autorità coloniali britanniche li costrinsero ad abbandonare.
Se la montagna Nyamgiri è sacra per i circa 8 mila membri della tribù, essa è anche l’oggetto delle mire della società britannica Vedanta Resources per le sue vene di bauxite, il minerale da cui si ottiene l’alluminio.
Nel 2006, la Vedanta costruì, al costo di circa 500 milioni di euro, una raffineria di alluminio ai piedi della montagna sacra, aspettandosi di ottenere presto la concessione per scavare.
Il verdetto del 2013 gli aveva negato l’accesso al prezioso minerale e nel 2015 la Vedanta aveva annunciato di voler chiudere la raffineria che operava, in perdita, con materiali importati.
Ma essa non ha ancora chiuso e, anche se il nome della società non compare sull’appello presentato dal governo di Orissa, senza dubbio la società sarebbe più che lieta di veder rovesciata la sentenza che le ha finora negato l’accesso alle vene di bauxite di Nyamgiri.
I Dongria Kondh sostengono che la miniera e la raffineria inquinerebbero i ruscelli della zona con cui irrigano le loro coltivazioni. Per questa ragione, tutti i 12 villaggi della tribù si erano opposti al gigante minerario britannico.
Gli attivisti sospettano che la scelta delle autorità governative di Orissa derivi dal timore che la società abbandoni lo stato, uno dei più poveri del paese, portando con sé i suoi investimenti.
Nel frattempo, i Dongria Kondh denunciano di essere oggetto di una campagna intimidatoria da parte della polizia, come già era successo nel 2013.