I ribelli siriani, l’esercito del governo di Bashar al-Assad e il gruppo sciita libanese di Hezbollah hanno concordato un cessate il fuoco della durata di 48 ore, a cominciare dal 27 agosto.
Per favorire una serie di negoziazioni tra le due fazioni in guerra, la tregua è entrata in vigore nella città siriana di Zabadani, vicino al confine con il Libano, e in due villaggi della provincia settentrionale di Idlib, lungo la frontiera con la Turchia.
Zabadani è una delle ultime roccaforti dei ribelli al confine con il Libano ed è di importanza strategica anche per il presidente Assad perché situata tra la capitale siriana di Damasco e il Libano.
Per questo motivo Zabadani è stata oggetto di numerosi attacchi da parte delle forze filo-governative, che hanno cercato di riprendersela con l’aiuto dei loro alleati libanesi, gli Hezbollah.
In risposta a questi attacchi, i ribelli hanno assediato i villaggi sciiti di Fuaa e di Kafraya, che si trovano nel nord del Paese e sono in mano all’esercito siriano.
L’oggetto delle negoziazioni è la liberazione di Zabadani, in cambio della quale i ribelli chiedono l’evacuazione della popolazione civile dai villaggi di Fuaa e Kafraya, e il rilascio di alcuni dei loro combattenti.
Il 12 agosto scorso il governo turco e quello siriano, che stanno mediando le trattative, avevano cercato senza successo di favorire un simile accordo.
La guerra civile in Siria è iniziata nella primavera del 2011 e, secondo l’Osservatorio Siriano per i diritti umani, dal 18 marzo di quell’anno all’8 maggio del 2015, sarebbero stati uccisi circa 111.624 civili, inclusi 11.964 bambini e 7.719 donne.