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    Tony Blair invoca una figura autorevole per il dopo-Brexit

    In un articolo sul Telegraph, l’ex primo ministro ha discusso delle future trattative con l’Unione, tracciando un profilo di negoziatore ideale che gli somiglia

    Di TPI
    Pubblicato il 1 Lug. 2016 alle 12:00 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 00:12

    Tony Blair, in un articolo a sua firma pubblicato sul giornale inglese The
    Telegraph
    , ha discusso i risultati del referendum dello scorso 23 giugno
    sulla Brexit ed espresso alcune riflessioni sulle future trattative tra Londra
    e Bruxelles.

    Secondo l’ex primo ministro britannico, il suo paese “è ora
    profondamente diviso, regionalmente, generazionalmente e per atteggiamenti”.
    Gli umori sono opposti fra i vittoriosi sostenitori del leave e gli sconfitti
    del remain, di cui Blair fa parte essendo un noto eurofilo e che arriva ad
    affermare che “quelli di noi che credono ardentemente nell’Unione sono
    distrutti dalla possibilità della sua rottura”.

    L’ex leader del Labour ha definito il suo partito, ora sotto
    la guida del contestatissimo Jeremy Corbyn, come “effettivamente disattivato”.
    Per questo è necessario che i Conservatori si facciano carico della
    responsabilità di condurre il Regno Unito fuori da questo periodo di
    incertezza, in particolare gli esponenti dei Tory che sono disposti ad aprire
    un dialogo con le istituzioni europee.

    Blair ha criticato l’atteggiamento dei politici inglesi a
    favore del leave all’indomani della loro vittoria: “Non sottovalutate il danno
    che può causare Nigel Farage rivolgendosi al Parlamento europeo in quel modo.
    Ricordate chi deve dare l’ok al nuovo accordo per la Gran Bretagna: il Parlamento
    europeo”.

    Per quanto riguarda il primo ministro Cameron, Blair ritiene
    che abbia “un ruolo e una responsabilità importante nel modellare il clima
    delle future negoziazioni”. Quando discute del suo più probabile successore, il
    segretario di Stato Theresa May, mette in dubbio la sua proposta di designare
    un ministro della Brexit che si faccia carico delle trattative con l’Europa,
    chiedendosi: “è davvero ragionevole per il paese?”.

    Proprio riferendosi ai futuri negoziati con Bruxelles, Blair ha
    sottolineato l’importanza della flessibilità: il Regno Unito deve tenere aperte
    più porte possibili, “dobbiamo impegnarci intensamente con l’Europa, carpendo,
    spianando e tastando il terrendo per uno spazio di manovra”.

    Chi, secondo Tony Blair, potrà condurre con successo questa
    trattativa “estremamente complessa, dove ci saranno mille grane per ogni
    dettaglio”? Nel suo articolo, l’ex occupante di Downing Street ha tirato in
    ballo un criterio, più che una personalità precisa, dichiarando che “c’è
    bisogno di un’importante arte di governare”. Molti quotidiani inglesi, tra cui
    lo stesso Telegraph, lo hanno interpretato come un velato riferimento a se
    stesso e al contributo che potrebbe portare nel definire le future relazioni
    fra l’Unione e Londra.

    Blair ha poi continuato a descrivere colui che potrebbe
    traghettare il Regno Unito fuori dalle acque pericolose in cui oggi si trova:
    “abbiamo bisogno di un adulto nella nostra politica, che proceda con calma,
    maturità e senza rancore”.

    Fondamentale sarà anche comprendere “la psicologia degli altri 27 paesi”: secondo Tony Blair, le autorità continentali potrebbe rispondere con inflessibilità agli altri movimenti separatisti, respingendo totalmente le loro richieste e scoraggiando le loro azioni, oppure introdurre dei cambiamenti per rispondere a quelle sensazioni, in particolare sulla questione dell’immigrazione, ormai diffuse nel continente e determinanti per la vittoria dei sostenitori della Brexit.

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