Adesso che il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha ottenuto la maggioranza anche alla Camera Alta la sua posizione gli consente di procedere a una riforma complessiva degli apparati difensivi del Paese, che si protrarrà fino a dicembre.
Il primo passo di questa riforma è il documento presentato oggi dal governo. Esso spiega che è stato preso in considerazione l’acquisto di droni di sorveglianza senza pilota per individuare “immediatamente i primi segni di cambiamento nella situazione della sicurezza”, e la creazione di una flotta di navi per inviare velocemente truppe sulle isole remote dell’arcipelago giapponese, assicurandone la protezione.
In futuro il progetto prevede che dovrebbero essere prese misure per la difesa nei confronti di attacchi missilistici e aerei, anche se non sono stati ancora definiti interventi specifici. Il Giappone dovrebbe, inoltre, rivedere il divieto auto-imposto sulle esportazioni di armi.
La riforma è motivata dai timori del Paese riguardo alle ambizioni nucleari della Corea del nord e alla disputa, attualmente in corso, sul controllo di un gruppo di isolette nel Mar della Cina orientale, chiamate Senkaku in Giappone e Diaoyu in Cina, controllate da Tokyo, ma rivendicate da Pechino. Proprio stamani, è stata segnalata dalle autorità giapponesi un’incursione nelle acque territoriali di tali isole da parte di 4 guardacoste cinesi, la quale ha reso il clima tra i due Paesi ancora più teso.
Peraltro, l’articolo 9 della Costituzione giapponese – redatto da forze di occupazione americane dopo la sconfitta del Paese nella seconda guerra mondiale – prevede l’uso delle forze militari solo nel caso di autodifesa, escludendo la possibilità di iniziare unilateralmente un’azione militare. Ma, in realtà, le “Self-Defense Forces” del Giappone sono uno degli eserciti più forti dell’Asia.
La riforma in quest’ottica potrebbe comportare un’espansione dell’attività militare, ma il Ministro della Difesa Itsunori Onodera ha fatto sapere ai giornalisti che non vi è alcun cambiamento di base nella politica nazionale di “sicurezza esclusivamente difensiva”, e ha negato che possano essere compiuti “attacchi preventivi” nei confronti di obiettivi nemici.
“È necessario considerare se avremo la possibilità di attaccare le attrezzature missilistiche del nemico” – ha detto un ufficiale del ministero a Reuters – “ma non stiamo pensando di iniziare un attacco contro una base nemica mentre non siamo sotto attacco.”
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