A Bruxelles, durante la cena dei capi di stato e di governo europei a Bruxelles, la prima ministra britannica Theresa May ha invitato i leader presenti a superare lo stallo nei negoziati per la Brexit. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha però risposto che le trattative sono “un processo graduale” e che ci vorrà più di qualche settimana perché si concludano.
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La premier May aveva chiesto al Consiglio europeo di aprire immediatamente la seconda fase dei negoziati, quella che prevede la discussione sulle relazioni future tra l’Unione e il Regno Unito.
Alla prima ministra britannica ha risposto la cancelliera tedesca Merkel, ribadendo come le trattative su questo punto non possano ancora essere aperte, nonostante i “progressi” fatti.
“Ci sono stati segnali molto chiari da parte britannica, ma non sufficienti per iniziare la seconda fase”, ha detto Merkel, sottolineando come il secondo capitolo delle trattative sarà “tanto complicato quanto il primo”.
La cancelliera ha poi riconosciuto al governo di Londra di aver fatto un passo avanti, in particolare sulla questione dei diritti dei cittadini europei che risiedono nel Regno Unito, ma ha notato come sulle regole finanziarie la prima ministra May non abbia offerto alcuna nuova soluzione.
Proprio nella prima giornata del vertice di Bruxelles, con una lettera aperta, la premier britannica si era infatti rivolta ai cittadini europei residenti nel Regno Unito per assicurare loro che potranno restare nel paese anche in seguito alla Brexit.
Un’altra questione spinosa sul tavolo dei negoziati riguarda la situazione irlandese, senza un accordo infatti esiste il rischio di un ritorno dei controlli di confine tra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord.
Anche su questo tema è intervenuta la cancelliera Merkel, sostenendo come la priorità dell’Unione sia quella di scongiurare il riaccendersi degli scontri tra le diverse fazioni a Belfast.
“L’accordo del Venerdì santo deve essere salvaguardato”, ha concluso Merkel, citando il trattato di pace firmato a Belfast il 10 aprile 1998 tra il governo del Regno Unito e quello della Repubblica d’Irlanda.
L’accordo trovò l’approvazione della popolazione della regione britannica e di quella irlandese, come quello dalla maggior parte dei partiti politici dell’Irlanda del Nord, con la sola eccezione del partito Unionista Democratico (DUP), attuale alleato al parlamento britannico del partito conservatore di Theresa May.
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