Il primo ministro britannico Theresa May ha promesso ai vertici dell’industria britannica che il Regno Unito non cadrà in uno “strapiombo” a causa dell’incertezza sui negoziati per l’uscita dall’Unione europea.
May ha detto di comprendere le preoccupazioni degli imprenditori e ha lasciato intendere che lavorerà per un accordo di transizione con l’Unione europea che permetterà di instaurare una nuova relazione commerciale quando si saranno conclusi i due anni di negoziati.
“Vogliamo raggiungere l’accordo che funzioni meglio per il Regno Unito e l’accordo che funzioni meglio per gli affari nel Regno Unito”, ha spiegato May intervenuta a una riunione della Confederation of britsh industry’s (Cbi), la Confindustria britannica.
Le parole di May sono una risposta diretta al presidente della Cbi Paul Drechsler, che aveva fatto presente la necessità da parte del mondo dell’industria e delle imprese di avere certezze riguardo ai rapporti con il mercato unico dell’Ue e su come le nuove regole sull’immigrazione possano influire nelle assunzioni dei “talenti europei” da parte di aziende britanniche.
In un intervento parlamentare David Davis, il ministro con il compito di gestire la Brexit, aveva già annunciato che la stabilità della City di Londra e dei mercati finanziari è “assolutamente centrale” per l’operato del governo.
Proprio per questo il premier britannico ha promesso un ulteriore taglio della corporation tax, dall’attuale 20 per cento al 17 per cento entro il 2020. Il Regno Unito diventerebbe così la nazione del G20 con la più bassa tassazione per le imprese.
May ha concluso sostenendo che vede “grandi possibilità per il Regno Unito fuori dall’Unione europea”.
Toni diversi sono invece quelli di Philip Hammond, il cancelliere dello Scacchiere (ministro dell’economia), che in questi giorni ha fatto un appello alla prudenza e, stando alle anticipazioni, si prepara ad ammettere mercoledì nell’Autumn Statement (manovra d’autunno) i pericoli dell’inflazione e di un buco di bilancio legato agli effetti della Brexit che negli anni potrebbe raggiungere secondo alcuni calcoli i 100 miliardi di sterline, costringendo il governo britannico ad una stretta sui conti.