Vladimir Putin non è un uomo politico facile da decifrare, anche quando le sue parole appaiono chiare. «Con la fine dell’Unione sovietica avvenne la disintegrazione della Russia storica». Questa definizione della caduta dell’Urss, data dal presidente russo in un recente documentario che ricorda i trent’anni dalla disgregazione dell’impero nato dalla Rivoluzione d’ottobre, tradisce ancora una volta il pensiero del leader del Cremlino, che va al di là di una mera analisi del passato. Se non è la prima volta che Putin sottolinea come la “Russia storica” superi i confini dell’attuale federazione, ribadire il concetto preoccupa non poco viste le recenti tensioni militari al confine con l’Ucraina.
L’ex spia del Kgb non pecca certo di esperienza. È il leader russo più longevo dopo Stalin ed è rimasto in sella quasi 22 anni, più a lungo di tutti gli attuali capi di Stato delle otto grandi potenze. Ha già guidato la Russia in tre guerre combattute ai suoi confini – in Cecenia, Ossezia e Crimea – e le ha vinte tutte. Toccherà anche all’Ucraina orientale? Molti segnali fanno temere il peggio.
Le intenzioni del leader russo rimangono un mistero. Per qualcuno vuole solo fermare l’espansione del Patto atlantico. Altri temono stia davvero preparando un’invasione…
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