Un’ondata di caldo allarmante nell’Artico sta causando bufere di neve in Europa e costringe gli scienziati a riconsiderare anche le loro previsioni più pessimistiche sul cambiamento climatico.
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Anche se potrebbe ancora rivelarsi un evento bizzarro, la preoccupazione principale è che il riscaldamento globale stia indebolendo il “vortice polare”, l’insieme dei potenti venti che un tempo isolavano il nord mantenendolo ghiacciato.
Il polo nord non raggiunge la luce del sole fino a marzo, ma un afflusso di aria calda ha spinto le temperature in Siberia fino a 35 gradi centigradi al di sopra delle medie storiche. La Groenlandia ha già sperimentato 61 ore sopra lo zero nel 2018 – tre volte di più rispetto all’anno precedente.
Gli osservatori hanno descritto ciò che sta accadendo come “anomalo”, “strano” e “semplicemente scioccante”.
E, in effetti, “questa è un’anomalia tra le anomalie. È talmente fuori dalla portata storica che è preoccupante ed è un suggerimento che ci siano altre sorprese in serbo mentre continuiamo a colpire quella bestia arrabbiata che è il nostro clima”, ha detto Michael Mann, direttore del Earth System Science Center di Università statale della Pennsylvania.
“L’Artico è sempre stato considerato un testimone dei danni ambientali a causa del circolo vizioso che amplifica il riscaldamento causato dall’uomo in quella particolare regione. E sta mandando un chiaro avvertimento”
Sebbene la maggior parte dei titoli dei media negli ultimi giorni si sia concentrata sul clima insolitamente freddo dell’Europa in tono allegro, la preoccupazione è che questo non sia tanto un ritorno rassicurante ai vecchi freddi inverni, quanto piuttosto uno spostamento di ciò che dovrebbe accadere più a nord .
Alla stazione meteorologica terrestre più settentrionale del mondo – Cape Morris Jesup all’estremo nord della Groenlandia – le temperature recenti sono state più calde di Londra e Zurigo, che si trovano migliaia di chilometri a sud.
Anche se il recente picco di 6.1 gradi di domenica 25 febbraio 2018 non sia stato un vero record, nelle due precedenti occasioni (2011 e 2017) le massime sono durate poche ore prima di tornare più vicine alla media storica.
La scorsa settimana nella stazione meteorologica di Cape Morris Jesup in Groenlandia, che si trova a soli 440 miglia dal polo nord, le temperature sono rimaste per 10 giorni sopra lo zero per gran parte della giornata.
“I picchi di temperatura fanno parte dei normali modelli meteorologici – ciò che è stato insolito in questo evento è il fatto che il caldo anomalo sia durato per così tanto tempo”, ha detto Ruth Mottram del Danish Meteorological Institute “dalla fine degli anni ’50, non abbiamo mai visto temperature così elevate nell’alto Artico”.
La causa e il motivo di questo rapido aumento sono ora sotto esame. Le temperature spesso fluttuano nell’Artico a causa della forza o della debolezza del vortice polare, il circolo dei venti che aiuta a deflettere le masse d’aria più calde e a mantenere la regione fredda.
Dato che questo campo di forza naturale fluttua ci sono stati già molti picchi di temperatura che rendono le classifiche storiche del clima invernale artico simili a un elettrocardiogramma.
Ma i picchi di calore stanno diventando più frequenti e durano più a lungo e mai come è avvenuto quest’anno.
Il vortice dipende dalla differenza di temperatura tra l’Artico e le medie latitudini, ma tale spazio si sta restringendo perché il polo si sta riscaldando più velocemente di qualsiasi altro punto sulla Terra.
Mentre le temperature medie sono aumentate di circa 1 grado centigrado, il riscaldamento al polo – più vicino all’aumento di 3 gradi centigradi – sta sciogliendo la massa di ghiaccio.
Secondo la NASA , il ghiaccio marino artico si sta riducendo al ritmo del 13,2 per cento a decennio.
Alcuni scienziati parlano di un’ipotesi conosciuta come “Artico caldo, continenti freddi”: il vortice polare diventa meno stabile, aspirando più aria calda ed espellendo più fronti freddi, come quelli che stanno colpendo il Regno Unito e il nord Europa.
Questa teoria è considerata controversa e non è riscontrabile in tutti i modelli climatici, ma le temperature di quest’anno sono stati coerenti con tale previsione.
“Le attuali escursioni termiche di 20 gradi centigradi e al di sopra della media registrate nell’Artico sono quasi certamente provocate dalla variabilità naturale” sostiene lo scienziato Zeke Hausfather di Berkeley Earth.