Il fiore sul collo di Jennifer Kempton si estende dietro l’orecchio destro, mentre i petali incisi con l’inchiostro sfiorano la sua mandibola. A rendere più vivo il disegno ci sono un mix di colori con sfumature di giallo, rosso e verde. Quando Jennifer si alza la mattina e si guarda allo specchio, il fiore è la prima cosa che vede. In quel momento si ricorda di essere una donna sopravvissuta ad anni di abusi, di violenze sessuali e di tossicodipendenza.
Al posto di quel fiore brillante e colorato sbocciato sul suo collo un anno fa, Jennifer portava inciso un simbolo ben diverso. “Si trattava di una corona nera con su scritto Re Munch” ha raccontato la donna. La corona nera rappresenta il segno distintivo di una gang locale in un sobborgo della città di Columbus, capitale dello stato americano dell’Ohio, dove Jennifer è nata e cresciuta.
Da qui inizia il suo triste viaggio nei meandri oscuri del traffico di esseri umani. Dopo un’infanzia caotica, costellata di abusi e violenze, e un’adolescenza segnata da relazioni violente e distruttive, Jennifer finisce stritolata tra le maglie del traffico sessuale, raggiungendo il fondo con la dipendenza da droghe, alcool e psicofarmaci.
Spesso i membri della gang che la tenevano prigioniera la costringevano a spogliarsi e farsi tatuare dei nomi sulla schiena, o perfino sull’inguine. Uno di loro le incise la frase proprietà di Salem, ossia il nome del suo protettore all’epoca. I tatuaggi per queste bande criminali locali rappresentano un marchio di appartenenza, un segno distintivo di affermazione totale del controllo sulle persone e sul territorio.
“Sono stata marchiata come si fa come una bestia diretta al macello”. Oggi Jennifer aiuta altre donne che hanno vissuto esperienze simili spingendole a cambiare vita. Lo fa attraverso la sua associazione Survivor’s Ink. “Io stessa ho impiegato nove anni prima di riuscire a cancellare dal mio corpo il segno del male e lasciare spazio a un simbolo di speranza e di rinascita, liberandomi sia dell’uomo che mi aveva resa schiava, sia del resto”.
Ci sono voluti anni prima che Jennifer riuscisse a lasciarsi alle spalle un’esistenza fatta di violenze e schiavitù. “Ero esausta della mia vita, affamata, drogata e a mala pena riuscivo a sopravvivere”. Per cancellare tutto l’orrore che l’aveva segnata per lungo tempo, Jennifer decise di farla finita infilandosi un cappio al collo e tentando il suicidio. Ma la corda si spezzò lasciandola tramortita ma viva.
“Era come se la vita volesse darmi una seconda opportunità per poter cambiare e fuggire via per sempre da quel mondo dove non c’era spazio per la libertà” ha raccontato ancora la donna. “Ma c’era ancora una cosa da fare, ossia cancellare i tatuaggi”.
Nonostante fosse riuscita a uscire dal giro della prostituzione e a ripulirsi da ogni farmaco ingerito, l’unica cosa che la teneva ancora intrappolata alla sua vita, rendendola incapace di reagire e cambiare, erano appunto i tatuaggi.
“Questi segni rappresentano per me una sorta di tradimento, poiché mi ricordano il mio primo rapporto d’amore con un ragazzo. Inizialmente lui mi trattava come una regina, ma in seguito mi ha venduta per ricavare del denaro e comprarsi la droga. Poi mi ha venduta definitivamente a una banda criminale, la quale mi ha costretta a prostituirmi ed è lì che ho raggiunto il punto più oscuro della mia vita”.
(Qui sotto Jennifer Kempton all’interno di un salone di tatuaggi a Lancaster, in Ohio)
Jennifer è ancora traumatizzata da tutto ciò che ha vissuto, ma nel contempo è fiduciosa di poter ricostruire una sua identità. Da più di un anno non assume farmaci, ha un lavoro ed è attiva nella sua chiesa locale. È tornata a vivere con la nonna e si sta impegnando per ricercare un appartamento per lei e sua figlia.
Nel 2014 ha lanciato l’iniziativa Survivor’s Ink, un progetto che mette a disposizione delle piccole somme di denaro per le donne vittime del traffico di esseri umani, che attualmente tentano di cancellare i segni indelebili sulla loro pelle. Fino a oggi la sua associazione ha erogato sette piccole borse di studio. Il denaro è arrivato attraverso la raccolta di fondi a livello locale, dalle chiese, dalle università, dagli eventi organizzati dalla comunità.
Bande criminali e traffico sessuale, un fenomeno diffuso in America
Le statistiche affidabili ma piuttosto rare stimano che migliaia di donne e ragazze, in prevalenza cittadine americane, siano vendute a scopo di sfruttamento sessuale e alimentino così il traffico di esseri umani in America, con un fatturato di 9,5 miliardi di dollari annui. Secondo il dipartimento di Giustizia americano, sono almeno 300 mila i soggetti considerati a rischio soprattutto minori.
L’Fbi ha censito almeno 33 mila gang attive sul territorio americano. Molti gruppi criminali locali sono sofisticati e ben organizzati. Tutti usano la violenza per controllare i quartieri e incrementare le loro attività illegali, mediante le rapine, il traffico di droga e di armi, la frode, l’estorsione e i giri di prostituzione.
Bradley Myles, amministratore delegato di Polaris, un’influente organizzazione anti-tratta americana, ha sottolineato che “per quanto riguarda questo tipo particolare di traffico, sono migliaia i protettori che etichettano le proprie ragazze poi vendute a scopo di lucro in ogni stato americano. Il marchio è senza dubbio l’aspetto più estremo del controllo”.
Attraverso l’organizzazione, Myles ha avuto modo di incontrare centinaia di donne e ragazze con braccia, schiena, gambe, volti, seni e anche palpebre e gengive contrassegnate con i nomi dei loro protettori, con tag, codici a barre, parole gergali o a sfondo sessuale e con il simbolo del dollaro. Altre come Jennifer sono state contrassegnate invece come proprietà, con tatuaggi realizzati sull’inguine o sulla fronte.
Negli ultimi anni, il fenomeno del tatuaggio impiegato come marchio distintivo dalle organizzazioni criminali coinvolte nel traffico di esseri umani, ha iniziato a prendere piede in paesi come la Spagna e la Romania.
“Molti pensano che il traffico sessuale sia un fenomeno diffuso soprattutto all’estero, ma non è così” ha spiegato un collaboratore di Polaris. “La tratta di esseri umani è proprio accanto a noi, può essere in proporzioni più piccole e più locali, ma è lì a due passi da casa nostra. Non dev’essere per forza un’enorme rete criminale”.
Pur non essendo considerato un importante snodo del traffico di esseri umani degli Stati Uniti, come Chicago o Miami, l’Ohio ha registrato un’incremento del fenomeno. Un rapporto sul traffico sessuale stilato dall’ufficio del procuratore generale dello stato ha rilevato che il 50 per cento delle vittime coinvolte nel traffico di esseri umani avevano meno di 18 anni.
(Questa cartina mostra come gran parte degli stati americani siano interessati dal fenomeno della tratta di esseri umani)