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    Gli svizzeri vogliono continuare a pagare il canone tv

    Al referendum per abolire la tassa il No ha vinto con il 71 per cento dei voti

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 5 Mar. 2018 alle 15:05 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:05

    I cittadini della Svizzera vogliono continuare a pagare il canone tv. Domenica 4 marzo 2018, mentre in Italia si votava per le elezioni politiche e in Germania il Partito socialdemocratico (Spd) diceva sì alla Grande Coalizione, il 71 per cento degli elettori elvetici ha detto No al referendum nazionale sull’abolizione del canone radiotelevisivo.

    La consultazione verteva, in particolare, sul taglio della quota annuale obbligatoria di 451 franchi svizzeri per famiglia. La proposta è stata respinta in tutti i 23 cantoni del paese, con un’affluenza complessiva superiore al 54 per cento.

    L’iniziativa referendaria, ribattezzata  “No Billag” dal nome della società di riscossione, era dalla sezione giovanile dal partito più grande della Svizzera, il partito nazionalista svizzero anti-immigrazione Unione democratica di centro (Udc/Svp). Anche il Partito liberale radicale era schierato in favore del Sì.

    I sostenitori dell’abolizione del canone facevano leva sul tema del libero mercato e sottolineavano che la sua cancellazione avrebbe sbloccato nuovo potenziale economico per la Svizzera, favorendo una maggiore competizione nel settore dei media e, dunque, una maggiore scelta per il pubblico.

    Tuttavia la maggioranza degli svizzeri ha votato a favore del mantenimento della tassa, dimostrando di ritenere fondamentale, per un paese di appena 8,4 milioni di abitanti, avere un’emittente nazionale che possa riflettere e garantire il pluralismo culturale e linguistico.

    A sostegno del canone si era schierata in Svizzera un’ampia coalizione politica, ma anche atleti di spicco e cineasti.

    Anche l’amministratore delegato della principale banca svizzera UBS, Sergio Ermotti, si era schierato in difesa dei media pubblici.

    Durante la campagna referendaria il comitato costituito per combattere “No Billag” aveva sottolineato il rischio che, senza canone, con la maggioranza della ricchezza del paese concentrata nelle aree di lingua tedesca, la programmazione sarebbe diventata sempre più incline a quel pubblico.

    La tv di Stato svizzera, la Swiss Broadcasting Corporation (SBC), trasmette nelle quattro lingue ufficiali del paese: tedesco, francese, italiano e romancio.

    Nel 2017 la SBC ha incassato circa 1,2 miliardi di franchi svizzeri dal canone: una cifra pari a circa tre quarti del suo bilancio annuale.

    Il No all’abolizione del canone è stato “un forte segnale per il servizio pubblico e per la radio e la televisione regionale privata”, ha dichiarato il direttore della tv di Stato, Gilles Marchand.

    SBC ha anche annunciato una spinta di efficienza e 100 milioni di franchi di investimenti a partire dal prossimo anno.

    La campagna referendaria in Svizzera è stata molto accesa. Nonostante i sondaggi avessero previsto la schiacciante vittoria del No, la SBC nelle scorse settimane aveva annunciato un piano di tagli ai costi per circa 80 milioni di franchi.

    La deputata dell’Udc, Natalie Rickli, ha commentato l’esito della consultazione dicendo di non aver Wmai pensato che l’iniziativa potesse essere accettata”. “Eravamo in anticipo sui tempi”, ha aggiunto, ritenendo comunque positivo il fatto che sia stata avviata una discussione sul tema.

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