Se c’è una cosa che la storia ha insegnato è quanto un corridoio geopolitico possa essere cruciale negli equilibri globali. I recenti sviluppi del conflitto ucraino hanno infatti spostato l’attenzione dai luoghi in cui si sta combattendo verso un altro luogo, sempre nell’est europeo ma sul Baltico, un crocevia tra i confini di diversi stati in cui il livello di allerta si è alzato notevolmente.
Stiamo parlando dell’exclave russa di Kaliningrad e del vicino corridoio di Suwalki, una zona cruciale per gli equilibri europei in cui un solo passo falso può letteralmente trasformarsi in qualcosa di molto pericoloso. In un fazzoletto di terra, infatti, c’è un territorio russo staccato dalla madrepatria e altamente militarizzato circondato da due Paesi della NATO – la Polonia e la Lituania – ma distante meno di cento chilometri dal confine con la Bielorussia, da cui è separato da questo cruciale corridoio.
L’episodio che ha posto nuovamente la lente su questo territorio si è verificato a partire dallo scorso 18 giugno, quando la Lituania, in accordo con l’ultimo pacchetto di sanzioni dell’Unione europea, ha iniziato a bloccare una serie di beni, tra cui cemento, carbone e componenti tecnologiche, che dalla madrepatria russa stavano raggiungendo l’exclave di Kaliningrad via terra. Un gesto che ha scatenato il panico nella popolazione, riversatasi nei supermercati per timore che i beni finiscano, e che Mosca ha considerato un “atto ostile”, annunciando una risposta che non sarà di natura diplomatica, ma “pratica”.
Perché Kaliningrad è in Russia?
Il territorio di Kaliningrad si presenta come un’exclave russa affacciata sul Baltico e circondata dalla Polonia a sud e dalla Lituania a nord-ovest. All’inizio del Ventesimo secolo questo territorio era abitato in maggioranza da tedeschi con minoranze di polacchi e lituani, faceva parte della Germania di cui costituiva la provincia della Prussia orientale e aveva come principale città Konigsberg, importante centro della storia prussiana che aveva dato i natali al filosofo Immanuel Kant. In seguito al trattato di Versailles e alla nascita dello stato polacco la Prussia orientale rimase tedesca, ma venne separata dal resto del Paese dal corridoio di Danzica,
Terminata la Seconda Guerra Mondiale la città di Konigsberg passò all’Unione Sovietica. Nel 1946 i nuovi padroni di casa decidono di cambiare nome della città (“montagna del re” non si prestava a un Paese comunista) in Kaliningrad, dedicandola allo storico dirigente sovietico Michail Ivanovic Kalinin secondo uno schema per cui le città dovevano essere dedicate a esponenti comunisti. Ma il passaggio in mano sovietica avviene in un modo particolare: nel sistema di repubbliche su base etnica che costituivano l’URSS, la zona di Kaliningrad viene annessa, pur non confinandovi, alla Russia. I suoi cittadini tedeschi vengono sfollati in Germania est e la città è ripopolata da russi, che divengono la maggioranza.
Sul perché dell’annessione alla Russia gli storici hanno individuato due possibilità: o Stalin ha voluto che ci fosse un avamposto russo “a guardia” dei Baltici, o la zona era troppo strategica per non essere gestita direttamente da Mosca. Fu così che quando negli anni ’50 Kruscev volle offrire il territorio alla confinante Lituania, il governo di Vilnius rifiutò, perché per una piccola repubblica sovietica annettere un territorio abitato da un milione di russi avrebbe fortemente alterato la sua composizione etnica.
Quando nel 1991 l’URSS si sciolse, i confini dei nuovi stati indipendenti ricalcarono completamente quelli delle repubbliche socialiste sovietiche, e per questa ragione Kaliningrad divenne un’exclave del nuovo stato russo.
Exclave tra i Paesi NATO
Il progressivo avvicinamento di Polonia e Lituania all’Unione europea e alla NATO ha reso particolarmente delicato lo status di Kaliningrad, soprattutto se pensiamo che si tratta della sede della flotta del Baltico nonché dell’unica zona portuale russa sullo stesso mare a non ghiacciare mai durante l’anno.
Al fine di garantire il transito di beni e persone via terra tra Kaliningrad e il resto della Russia, Mosca e l’UE hanno tenuto numerosi colloqui e stabilito un regime agevolato che permetta a Mosca tale libertà di circolazione.
Il principale messo di comunicazione terrestre tra la madrepatria russa e Kaliningrad è la linea ferroviaria che da Mosca attraversa la Bielorussia, arriva in Lituania passando dalla capitale Vilnius e raggiunge l’exclave. E’ proprio lungo questa linea, presso la stazione di Kybartai, l’ultima prima di entrare nel territorio russo di Kaliningrad, che lo scorso 18 giugno la Lituania ha iniziato a bloccare i treni merci che trasportavano beni colpiti da sanzioni.
Il corridoio di Suwalki
Sessantacinque chilometri nel suo tratto più breve. Centoquattro se si segue l’arcata che fa da confine tra Polonia e Lituania. Questo fazzoletto di terra noto come “corridoio di Suwalki” è ciò che divide l’exclave russa di Kaliningrad dalla Bielorussia, strettissimo alleato di Mosca. E con l’aumento delle tensioni tra NATO e Russia è diventato un osservato speciale.
Se a Kaliningrad la Russia ospita la flotta del Baltico, migliaia di militari e decine di missili Iskander con capacità nucleare, anche la NATO ha voluto schierare 800 soldati americani in Polonia e 900 tedeschi in Lituania, cui va aggiunto un reggimento di artiglieria anticarro polacco.
Se la zona di Suwalki è ritenuta un passaggio strategico fin dai tempi di Napoleone, per la NATO la questione è particolarmente delicata. Un’ipotetica occupazione russa degli appena 100 chilometri che costituiscono il corridoio taglierebbe il confine tra le repubbliche baltiche e il resto della NATO, rendendo più agevole qualsiasi azione militare contro questi Paesi. Suwalki, da un punto di vista militare, rappresenta dunque qualcosa di simile a quello che fu il valico di Fulda nella Guerra Fredda, lungo il quale si temeva che gli eserciti del patto di Varsavia avrebbero avuto un passaggio agevole dalla DDR direttamente a Francoforte, rendendolo uno dei punti più caldi d’Europa, presidiato da un importante contingente statunitense.
Con lo scoppio della guerra in Ucraina, la zona di Suwalki è diventata un’osservata speciale, soprattutto dopo le recenti tensioni a Kaliningrad tra Russia e Lituania e l’annuncio da parte di Mosca di una reazione. Fatti cui gli Stati Uniti hanno replicato chiarendo che l’articolo 5 della NATO, che prevede l’intervento di tutti i membri dell’alleanza qualora uno di loro venisse attaccato, è “scolpito nella pietra”.
Sviluppi nel Baltico?
La caduta del veto turco rende ormai una formalità l’ingresso nella NATO di Svezia e Finlandia. Questo fatto porterebbe a importanti sviluppi nel Baltico, dove gli equilibri cambierebbero notevolmente in favore del Patto atlantico che così andrebbe a controllare tutte le coste ad eccezione di Kaliningrad e San Pietroburgo.
Questo porterebbe conseguenze più o meno dirette anche sul ruolo strategico di Suwalki. Per quanto le repubbliche baltiche rimarrebbero collegate via terra al resto della NATO solamente da questo corridoio, potrebbero trovare sostegno marittimo nella vicina Finlandia, distante appena 36 chilometri via mare dall’Estonia nel punto più stretto e nella Svezia, che controlla la strategica isola di Gotland nel Baltico. Altri luoghi che si apprestano a diventare cruciali nel confronto tra NATO e Russia. Un confronto che ci auguriamo si limiti a rimanere solamente di natura teorica.