L’11 settembre 2001, il colonnello, attualmente in pensione, Rob Maness e il senatore del Texas Brian Birdwell si trovavano entrambi nella
sede principale delle forze armate statunitensi: il Pentagono di Washington che, com’è noto, quel giorno fu vittima di un attacco nelle stesse ore in cui
venivano colpite le Torri Gemelle.
Mentre il volo di linea American Airlines 77 si schiantava
contro il grande complesso di edifici, Brian Birdwell, che all’epoca non era
ancora senatore e lavorava per l’esercito, si trovava proprio nell’ala della
struttura più vicina all’impatto, e le fiamme che seguirono l’impatto gli
provocarono terribili ustioni sul volto e sul corpo.
Mentre era lì da solo e ormai rassegnato all’idea di morire,
fu salvato da una squadra di soccorso che riuscì a portarlo fuori dall’edificio
e a collegarlo a una flebo per tenerlo in vita. È a questo punto che entra in scena il
colonnello Maness, impiegato nell’Air Force, che fu incaricato di tenere il
catetere di Birdwell, che perdeva, cercando allo stesso tempo di tenere sveglio
l’uomo vicino alla morte.
Maness gli chiese quale fosse il suo nome di battesimo e poi
lo invitò a pregare insieme a lui, promettendogli che sarebbe andato tutto bene,
prima che il ferito fosse preso in consegna dall’ospedale più vicino, dove
rimase 26 giorni in terapia intensiva, con il 60 per cento del corpo ustionato.
Da allora, il soccorritore non venne mai a sapere se l’uomo
che aveva aiutato fosse rimasto o meno in vita, ma in un’intervista racconta: “non ho
mai dimenticato quell’uomo. Non ho mai saputo se fosse vissuto o meno, ma ho
pregato per lui ogni giorno”.
Negli anni seguenti, Birdwell si riprese dal terribile
incidente e divenne senatore dello stato del Texas. Casualmente anche
Maness entrò in politica, ed è al momento candidato per un seggio del senato in
Louisiana.
Il caso ha fatto sì però che entrambi fossero a Cleveland
la settimana scorsa per la convention nazionale del Partito repubblicano,
durante la quale Maness ha chiesto un incontro con Rick Perry, ex governatore
del Texas.
In occasione dell’incontro, Perry ha l’idea di
presentargli un altro veterano delle forze armate diventato politico, anch’egli
casualmente presente all’interno del Pentagono l’11 settembre.
Dopo pochi minuti dalle presentazioni, seguito da un breve scambio
di racconti delle esperienze vissute in quella tragica giornata, a entrambi è
stato chiaro chi fosse l’altro, e a quel punto entrambi sono scoppiati in un pianto
liberatorio e in un abbraccio fraterno.
“Quando ho capito che stavo guardando la stessa persona,
ho iniziato a piangere e gli ho detto che ero davvero grato del fatto che fosse
ancora vivo”, ha riferito Maness alla rivista People. “Ci siamo abbracciati, ma nessuno dei due riusciva a
credere che stessimo parlando di nuovo. Quali erano le probabilità che potessimo farlo? Era davvero messo
male, non sembrava che potesse farcela. Mi è stato detto di stare lì e tenere
il suo tubo perché perdeva. Aveva un dolore tremendo e stava per svenire, così ho
continuato a parlargli cercando di confortarlo e tenerlo sveglio. Dopo averlo
lasciato nelle mani dei medici dell’ospedale, non riuscivo a smettere di
pensare a lui. È stato l’ultimo superstite che ho visto quel giorno”.