Prima l’hanno drogata, poi l’hanno violentata, filmando la scena con un cellulare. Per giorni, poi, gli aggressori hanno usato quelle immagini per ricattarla e darle il tormento: se avesse denunciato la violenza sessuale subita, avrebbero diffuso online quel video.
Lei, una donna britannica di 27 anni, non ha retto la pressione psicologica di quella minaccia e si è tolta la vita.
I fatti sono avvenuti nel Regno Unito, il 1 gennaio 2019. La vittima è Jenna Johnson. Il corpo senza vita della ragazza è stato ritrovato nella sua casa di Thurs, cittadina scozzese. A far intuire che fosse successo qualcosa alla giovane è stato il fatto che Jenna non si fosse presentata all’appuntamento a casa dei genitori.
La 27enne era attesa a pranzo dai suoi, insieme ai suoi due bambini. Quel giorno, però, Jenna non ha mai citofonato a casa della madre e del padre. I genitori hanno aspettato che la figlia e i nipoti arrivassero, ma dopo aver atteso abbastanza hanno deciso di andare a casa sua.
Una volta arrivati presso l’abitazione, i genitori hanno fatto la terribile scoperta: la loro Jenna si aveva deciso di farla finita. Alla base del gesto, la paura che quel video potesse finire online. Secondo i genitori e gli amici della 27enne, infatti, non ci sarebbe nessun’altra motivazione dietro il suo suicidio.
I due stupratori per giorni e giorni l’avevano perseguitata con quelle immagini. La brutale violenza si era consumata al termine di una festa. Jenna non si era accorta di nulla, perché prima di procedere allo stupro, i due aggressori l’avevano drogata. La mattina successiva alla festa, la ragazza si era risvegliata con i segni evidenti dell’aggressione: il suo corpo era ricoperto di lividi e graffi. Sulle braccia, la donna ha riconosciuto anche il segno di un ago che le aveva bucato la pelle.
“Non sappiamo se la stessero ricattando o se semplicemente si stavano godendo il potere su di lei, ma Jenna era sconvolta”. Genitori e amici non si danno pace. Mentre gli inquirenti si dicono convinti che non ci sia un nesso tra il suicidio della giovane donna e lo stupro, chi conosceva la ragazza sa bene che quel nesso esiste: “Jenna era totalmente devota ai suoi figli e la possibilità di perderli la terrorizzava”, hanno riferito ai media locali.
Dopo che il corpo di Jenna fu trovato, fu portato a Glasgow per un esame autoptico. Ma i test non hanno portato a nulla, perché l’aggressione sessuale era avvenuto giorni prima, nella notte del 22 dicembre o nelle prime ore del 23 dicembre.
Jenna ha raccontato dello stupro subito ai suoi amici più stretti e alla sua sorellina Kelsey. A loro la 27enne ha rivelato le identità dei due uomini che l’hanno spinta al suicidio. Ora la sua famiglia pretende che sia fatta giustizia.
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