Ancora stallo in Sudan. Sono falliti per il secondo giorno consecutivo i tentativi di trovare un accordo su un governo condiviso tra il Consiglio militare di transizione, creato dopo la destituzione dell’ex presidente Omar al-Bashir avvenuta lo scorso 11 aprile, e i gruppi di opposizione.
Il Consiglio e la Dichiarazione di libertà e forze di cambiamento (DFCF) hanno concordato una transizione di tre anni prima delle elezioni ma sono rimasti bloccati sulla composizione del Consiglio, che dovrebbe gestire gli affari correnti del paese e condurlo verso nuove elezioni.
“Consapevoli della nostra responsabilità storica, lavoreremo per raggiungere un accordo urgente che soddisfi le aspirazioni del popolo sudanese e gli obiettivi della gloriosa rivoluzione di dicembre”, si legge in una nota ufficiale del Consiglio, che tuttavia non fornisce una data per la ripresa dei colloqui e accusa i manifestanti di non avere rispettato un’intesa sull’allentamento delle proteste mentre le trattative erano in corso.
Chi ha partecipato alle proteste vuole ottenere una rapida transizione verso un governo civile e chiede giustizia per la morte di decine di persone, in particolare donne, scese in piazza per contestare il regime.
Le contestazioni, iniziate lo scorso dicembre a causa della crisi economica, hanno assunto nei mesi una connotazione politica e si sono concentrate a Khartoum, la capitale del paese. (Qui abbiamo parlato delle proteste che attraversano il paese dallo scorso dicembre).