Il Sudafrica ha reso noto che lascerà la Corte penale internazionale, perché l’adesione compromette le sue leggi sull’immunità diplomatica.
Già lo scorso anno, Pretoria aveva manifestato l’intenzione di ritirare la sua adesione quando il tribunale dell’Aia aveva criticato il governo per aver ignorato un mandato di arresto contro il presidente sudanese Omar Hasan Ahmad al-Bashīr.
Il leader sudanese, accusato di genocidio e crimini di guerra, si era infatti recato in visita in Sudafrica, ma le autorità locali si erano rifiutate di prenderlo in custodia nonostante l’ordine di cattura internazionale.
Il ministro della Giustizia Michael Masutha ha dichiarato ai giornalisti che il governo presenterà una bozza di legge per revocare l’adozione dello Statuto di Roma – con il quale veniva istituita, nel 1998, la Corte – adducendo come motivazione la necessità di preservare le proprie relazioni diplomatiche.
La Corte penale internazionale, che ha il compito di giudicare i crimini di guerra, è stata accusata di avere un’agenda neocolonialista in Africa, perché nove delle sue dieci inchieste riguardano paesi africani.
Anche il Burundi e il Kenya hanno manifestato l’intenzione di ritirare l’adesione alla Corte penale internazionale.