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    Sudafrica: per la prima volta dalla fine dell’apartheid l’Anc perde la maggioranza in Parlamento

    Il presidente del Sudafrica Cyril Ramapahosa al voto. Credit: AGF

    Il partito storico di Nelson Mandela sarà costretto a formare una coalizione per restare al governo e rieleggere il presidente Cyril Ramaphosa per un secondo e ultimo mandato

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 1 Giu. 2024 alle 15:16

    Per la prima volta dalla fine dell’apartheid l’African National Congress (Anc), il movimento politico storico di Nelson Mandela, ha perso la maggioranza in Parlamento. È quanto emerge dai risultati annunciati dalla Commissione elettorale indipendente, secondo cui – con oltre il 99 per cento dei voti conteggiati, l’Anc non va oltre il 40,26 per cento delle preferenze, il che significa che il partito di governo non potrà superare la soglia per ottenere la maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale di Città del Capo.

    Alle elezioni per il rinnovo della Camera bassa del Parlamento, l’African National Congress (Anc) del presidente Cyril Ramaphosa ha ottenuto poco più di 6,35 milioni di voti (pari al 40,26 per cento), seguito dal centrodestra della Democratic Alliance guidata dal leader dell’opposizione John Steenhuisen, che ha conquistato oltre 3,42 milioni di preferenze (pari al 21,69 per cento), dall’UMkhonto we Sizwe (Mk) dell’ex capo dello Stato Jacob Zuma, che ha raccolto più di 2,31 milioni di consensi (pari al 14,66 per cento) e dai comunisti del movimento Economic Freedom Fighters (Eff), che hanno guadagnato oltre 1,49 milioni di voti (pari al 9,47 per cento).

    Soltanto altre quattro liste hanno superato l’1 per cento: i conservatori dell’Inkatha Freedom Party, che hanno ottenuto più di 613mila voti (pari al 3,88 per cento); l’estrema destra della Patriotic Alliance, che ha raccolto oltre 323mila preferenze (pari al 2,05 per cento); la destra afrikaner del Freedom Front Plus, che ha conquistato più di 215mila consensi (pari all’1,36 per cento); e l’ActionSA dell’ex sindaco di Johannesburg fuoriuscito dalla Democratic Alliance, Herman Mashaba, che ha preso meno di 185mila voti (pari all’1,17 per cento). Il resto si divide tra una quarantina di liste, tutte con risultati inferiori all’1 per cento in un Paese in cui la legge elettorale proporzionale per rinnovare i 400 seggi dell’Assemblea Nazionale non prevede soglie di sbarramento.

    Questi risultati, annunciati dalla Commissione elettorale indipendente, non sono ancora definitivi e si riferiscono al 99 per cento dei voti conteggiati ma spengono già le speranze dell’Anc, che con un risultato così basso non può sperare di superare di nuovo la soglia del 50 per cento dei voti, come avvenuto in ogni elezione legislativa tenuta negli ultimi trent’anni dal 1994 a partire dalla fine dell’apartheid.

    Pur mantenendo la maggioranza relativa, per i partiti di opposizione questo risultato costituisce una svolta epocale per un Paese alle prese con una profonda povertà e crescenti disuguaglianze. Ora infatti l’Anc dovrà formare una coalizione con uno o più partiti per restare al governo e rieleggere il presidente Cyril Ramaphosa per un secondo e ultimo mandato. Secondo la Costituzione, spetta infatti al Parlamento eleggere il capo dello Stato dopo le elezioni generali.

    “L’unico modo per salvare il Sudafrica era spezzare la maggioranza dell’Anc e l’abbiamo fatto”, ha dichiarato a caldo il principale leader dell’opposizione, John Steenhuisen, che guida il centrodestra della Democratic Alliance. La strada per una coalizione sembra però in salita, visti i contrasti storici tra l’Anc e la DA e gli screzi tra Ramaphosa e il suo ex compagno di partito e predecessore Jacob Zuma, che ha fondato l’UMkhonto we Sizwe (Mk) soltanto nel settembre scorso.

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