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    Bambini violentati, castrati e bruciati vivi in Sudan del Sud

    Nel maggio 2015, almeno 129 minori sono stati uccisi in Sud Sudan e molti altri sono stati sottoposti ad atroci torture

    Di Lorena Cotza
    Pubblicato il 30 Giu. 2015 alle 17:57 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 08:48

    L’esercito del Sudan del Sud ha prima violentato e poi bruciato vive alcune bambine, secondo quanto denuncia un report delle Nazioni Unite pubblicato il 18 giugno. I bambini maschi invece sarebbero stati prima castrati e poi lasciati morire dissanguati.

    “La violenza sui minori in Sudan del Sud ha raggiunto un nuovo livello di brutalità”, ha detto il direttore esecutivo dell’Unicef Anthony Lake. “I dettagli sulle violenze contro i bambini sono così raccapriccianti che si rimane senza parole, ma è importante continuare a parlarne”.

    Nel maggio del 2015, almeno 129 minori sono stati uccisi nel governatorato di Unità, iSudan del Sud“I superstiti hanno detto che bambine dagli otto anni in su sono state vittime di stupri di massa e assassinate”, ha detto Lake.

    “Alcuni minori sono stati legati insieme e poi sono stati sgozzati. Altri sono stati buttati tra le fiamme di edifici dati a fuoco”. 

    Il Sudan del Sud è il più giovane stato al mondo e dal 2013 nel Paese è in corso un violento conflitto. Circa 13mila bambini sono stati costretti a combattere, secondo i dati dell’Unicef. 

    Nell’aprile del 2015 l’esercito sud-sudanese, il Movimento di liberazione popolare del Sudan (Spla), ha lanciato una nuova offensiva contro le forze ribelli anti-governative.

    Gli scontri si sono concentrati nel distretto di Mayom, nel nord del Paese, al confine con il Sudan. Si tratta di un’aerea ricca di pozzi petroliferi. Secondo le Nazioni Unite, entrambi gli schieramenti – i ribelli e le forze governative – sono responsabili di abusi e atrocità. 

    Le investigazioni di un team dell’Onu hanno rivelato che – in nove incidenti separati – donne e bambine sono state bruciate nelle loro capanne dopo essere state stuprate.

    Molti hanno anche riferito che alcune madri sono state violentate di fronte ai loro bambini. Un altro testimone ha riportato che una donna è stata costretta da soldati dell’esercito a stringere tra le mani carboni bollenti. La tortura serviva a estorcerle informazioni sulla posizione dei ribelli. 

    I superstiti hanno riferito che le milizie dell’esercito sud-sudanese e i loro alleati hanno perpetrato numerosi abusi contro i civili nel distretto di Mayom, razziando i villaggi e costringendo centinaia di migliaia di persone a fuggire dalle proprie case.

    In totale circa 120mila persone vivono nei campi profughi delle Nazioni Unite e nel 2015 dovrebbero esserci 1,95 milioni di sfollati e 293mila rifugiati.

    Dopo mezzo secolo di guerra quasi ininterrotta, il Sudan del Sud ha ottenuto l’indipendenza dal Sudan con un referendum nel 2011. Nonostante le speranze iniziali per il processo di democratizzazione e ricostruzione del Paese, nel dicembre del 2013 sono esplose nuovamente le violenze, a causa delle tensioni tra diversi gruppi etnici e di lotte di potere per il controllo della regione di Abyei, ricca di pozzi petroliferi.

    Dopo un anno di trattative, il conflitto è ancora in corso. Gli sfollati sono oltre due milioni e ci sono più di sei milioni di persone a rischio d’insicurezza alimentare.

    Il Sudan del Sud ha un territorio grande circa come la Francia, ma con solo 200 chilometri di strade asfaltate. Le infrastrutture sono inesistenti, l’economia è al collasso, la povertà è estrema e, durante gli anni del conflitto, oltre il 53 per cento della forza lavoro qualificata è emigrata all’estero.

    Qui sotto: un video di Al Jazeera con le interviste ai sud sudanesi in fuga dalla guerra


    Il Sud Sudan in numeri

    – Due terzi dei 12 milioni di abitanti del Paese ha bisogno di aiuti umanitari

    – Un sesto degli abitanti del Sudan del Sud è stato costretto a fuggire e lasciare le proprie case

    – Il 70 per cento dei sud sudanesi non ha accesso a cure mediche adeguate

    – Il Sudan del Sud è uno dei Paesi con il più alto tasso di mortalità materna al mondo: 2.054 decessi ogni 100mila nati vivi (la media globale è di 210). La mortalità tra i neonati è di 52 casi ogni mille e un bambino ogni quattro muore prima di aver compiuto cinque anni.

    — Guarda anche le foto del reportage: La guerra dimenticata del Sud Sudan 

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