Le molestie sessuali sono una realtà quotidiana di tantissime donne, che spesso decidono di ignorare l’accaduto e andare avanti. Quello che invece Hannah Price, studentessa dell’Università di Bristol e online editor del giornale studentesco Epigram, ha voluto fare è stato proprio ribellarsi e raccontare la sua storia. E con lei molte altre ragazze della stessa università.
La novità sta nel fatto che il mezzo di comunicazione usato per raccontare quanto successo è stato un social network molto popolare fra i giovani: Snapchat.
I video su Snapchat, in realtà, scompaiono dopo 24 ore, ma Hannah Price ha deciso di raccoglierli in modo da conservare le testimonianze. Alcune ragazze mostrano il proprio volto, altre decidono di coprirlo con delle emoticon, che su Snapchat spesso vengono usate per decorare il video, ma che in questo caso proteggono la persona e ne garantiscono l’anonimato.
Le storie sono diverse, più o meno intense, ma tutte raccontano di molestie sessuali subite: parlano di stupri, violenza fisica e verbale, molestie, tocchi non graditi. In quasi tutte ritorna un argomento comune: la paura di denunciare, perché spesso si tratta di conoscenti, persone con cui si è in confidenza o che si trovano in una posizione lavorativa più alta.
In questo caso, le studentesse di Bristol hanno deciso di rompere il muro del silenzio e, a giudicare dall’esito della loro “campagna”, hanno fatto bene. Molti sono i commenti positivi che hanno ricevuto.
“In poche ore dall’uscita del video sono stata contattata da un ragazzo dell’università che voleva raccontarmi che si era commosso per la campagna e ringraziarmi per aver dato voce alla problematica”, racconta Hannah.
Nel Regno Unito una donna su cinque ha subito molestie sessuali. Il video di Hannah e delle studentesse di Bristol ne è solo una piccola parte, ma si fa sentire forte e chiaro.
Leggi l'articolo originale su TPI.it