Studente arrestato in Egitto, testimonianza esclusiva di un amico egiziano – TPI ESCLUSIVA
“Dovevamo vederci la sera stessa in cui sarebbe arrivato in Egitto, ci eravamo sentiti prima che partisse. L’appuntamento era a casa mia per vedere insieme una partita di calcio con altri amici. Non ho più avuto sue notizie”.
TPI ha contattato un caro amico di Patrick George Zaki in Egitto. Sabato 8 febbraio 2020 Patrick, uno studente dell’università di Bologna e attivista per i diritti umani originario dell’Egitto, è stato arrestato all’aeroporto del Cairo e condotto in prigione in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare per 15 giorni.
Questa persona, che resta anonima – ha un rapporto molto stretto con Patrick, amano la stessa squadra di calcio – lo Zamalek Sporting Club – e vivono nella stessa città.
Ripercorrendo le fasi della loro amicizia e i mesi durante i quali Patrick ha vissuto in Italia, il suo amico ha fornito una possibile spiegazione sulle motivazione che hanno condotto all’arresto del giovane studente dell’Università di Bologna.
Da 5 anni, viviamo nella stessa città. Patrick mi vuole molto bene e io ne voglio a lui. Ci siamo conosciuti a una partita di soccer. Non sono contento di come vanno le cose in Egitto e anche Patrick non lo è. Di quante persone persone vengano ingiustamente imprigionate.
Patrick è cristiano, io sono musulmano, ma nessuno dei due fa parte dei Fratelli Musulmani. Non ci piacciono, ma anche se non ci piacciono, crediamo non sia giusto ciò che il regime di Al Sisi sta facendo loro. Abbiamo rinsaldato la nostra amicizia su questi principi. E ovviamente per la passione per lo Zamalek Sporting Club, la squadra per cui tifiamo.
Molti egiziani tifano per questa squadra, la mia speranza è che con questa premessa molti di loro si attivino per Patrick.
Non possiamo vederlo e per questo faremo una protesta, per poterlo vedere e portargli cibo. Quando lo hanno fermato in aeroporto lo hanno picchiato. Non è un pazzo, è una brava persona. Prima di ritornare dall’Italia mi aveva scritto per avvisarmi. Ci eravamo organizzati per vedere una partita di calcio. Dovevo vederlo la sera del giorno in cui sarebbe arrivato. Mi aveva scritto prima di lasciare l’Italia.
“Sto tornando per vederci la partita insieme”.
Patrick, da quando è arrivato in Italia, ha iniziato a scrivere su Facebook dell’Egitto, delle condizioni dei diritti umani nel Paese. E soprattutto ha iniziato a scrivere delle proteste. Patrick scriveva di questo ogni giorno. Il governo egiziano pensa che se viaggi in Egitto, se vogliono arrestarti possono farlo e non è un qualcosa che puoi prevedere. Io so che qualunque cosa io faccia, vengo seguito. Il governo sa tutto quello che faccio.
Patrick è stato arrestato solo per motivi politici. Questo è il motivo principale, Patrick è visto come un anarchico, come qualcuno che vuole fare casino in Egitto.
Hanno pensato che Patrick fosse una persona che volesse sollevare proteste in Egitto e il governo ha paura delle proteste di piazza.
Patrick parlava dei diritti delle donne, ma non era questo il problema. Conosco Patrick e sono egiziano, non è questa la motivazione per cui lo hanno fermato. Ad Al Sisi e al governo interessano solo le questioni politiche. Tutti gli amici di Patrick sono spaventati, perché il governo non vuole che se ne parli.
Ma ottengono l’effetto contrario perché, ad esempio, ora la storia di Patrick è diventata topic trends su Twitter. Tutti i tifosi dello Zamalek Sporting Club hanno twittato su di lui. Di sicuro qualcuno di noi verrà imprigionato, forse io, forse qualcun altro, ma onestamente non ho più paura perché siamo così stanchi di come stanno andando le cose. Ho visto di tutto da 9 anni a questa parte e sono davvero stanco.