La strage degli albini africani che muoiono di cancro alla pelle
Sempre più albini muoiono di cancro alla pelle in Africa, lo rivelano alcune statistiche citate dallo UN Independent Expert on the Enjoyment of Human Rights by Persons with Albinism, Ikponwosa Ero, secondo cui il 98 per cento degli albini africani muore prima di aver compiuto 40 anni, l’80 per cento per tumori alla pelle: una vera e propria strage.
Le statistiche in Europa sono molto diverse, perché in occidente chi è affetto da albinismo riesce ad accedere molto più facilmente alle cure e ai servizi di prevenzione rispetto ai Paesi dell’Africa, dove gli albini sono costantemente discriminati ed esclusi socialmente.
Così, un male tipico di chi soffre di albinismo, il cancro alla pelle, si sviluppa di più nel continente nero.
“Negli albini c’è un’assenza o un difetto dell’enzima tirosinasi, coinvolto nella produzione della melanina, pigmento che aiuta a proteggere dai raggi ultravioletti, la cui carenza comporta un’alterazione della pelle con invecchiamento prematuro e aumenta il rischio di cancro con l’esposizione al sole”, spiega al Corriere della Sera l’esperto Antonio Costanzo, responsabile dell’unità operativa Dermatologia dell’Humanitas.
Secondo un’associazione africana che si occupa di albinismo, il cancro alla pelle negli albini sta aumentando perché “hanno una scarsa conoscenza dei sintomi del tumore e perché sono spesso esclusi dalla loro comunità”.
In Africa, infatti, non solo chi è affetto da albinismo ha un ridotto accesso alle cure, ma ha anche meno possibilità di istruirsi, motivo per cui resta ignorante rispetto ai rischi del cancro alla pelle e ai metodi per prevenirlo o curarlo. A volte, non viene loro nemmeno diagnosticato e gli albini si ritrovano malati e vicini alla morte senza comprenderne il motivo.
Inoltre, la maggior parte degli albini in Africa lavora in agricoltura, un mestiere in cui sono più esposti ai raggi solari, che aumentano le probabilità di sviluppare il cancro alla pelle.
In tutto questo, gli albini in Africa sono perseguitati a causa di alcune credenze sociali, per cui alcune parti del loro corpo porterebbero fortuna o addirittura aiuterebbero a guarire da malattie gravi. Per questo motivo spesso vengono seviziati e alcune parti del loro corpo sono messe sul mercato, dove hanno un valore altissimo.
La pratica è diffusa soprattutto in Tanzania, Kenya, Zimbabwe e Burundi, dove il prezzo di mercato di un albino qualche anno fa arrivava a toccare fino a 188 mila euro.
Orecchie, lingua, naso, genitali e arti possono arrivare a valere 75 mila euro.
Le enormi occasioni di guadagno aumentano l’incidenza di episodi di violenza contro gli albini.
Secondo la magia nera africana, maggiore è il dolore provato dallo zeruzeru (che vuol dire persona fantasma), più forti sono le urla, maggiore è il potere presente nell’arto amputato.
Addirittura, secondo alcuni credi tribali la violenza sessuale sulle donne albine farebbe guarire dall’Aids.
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