Il 15 marzo 2013, nel primo anniversario del suo arresto arbitrario, gli organizzatori della campagna #FreeBassel hanno lanciato una mobilitazione internazionale per chiedere il rilascio dell’attivista siriano Bassel Khartibil, il #FreeBasselDay. Riportiamo la sua storia in questo articolo di Gaja Pellegrini-Bettoli, già pubblicato sul Corriere della Sera il 15 gennaio 2013.
La comunità Twitter si mobilita per il rilascio. Colleghi e amici lanciano gli hashtag #FreeBassel e #FastForBassel. Ingegnere, rischia la prigione a vita
Il 15 marzo scorso Bassel Khartabil, aka Safadi, è stato prelevato dalla polizia del regime in Siria in un’ondata di arresti a Mazzah, nel distretto di Damasco. Bassel, ingegnere siriano-palestinese di software open-source, è stato indicato al numero 19 fra i cento pensatori più influenti al mondo dalla prestigiosa pubblicazione Foreign Policy, seguito al 20simo posto da Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea. Per chi è ingegnere di sofware open-source il riconoscimento non sorprende. Non è stato reso noto nessun capo d’accusa. Dopo essere stato trasferito alla prigione militare di Seyidnaya, dove ha subito torture fisiche e psicologiche, da qualche giorno Bassel è stato ritrasferito alla prigione civile di Adra. Dal suo arresto la famiglia non aveva avuto alcun contatto con lui, ora gli viene concessa una visita alla settimana.
RISCHIO ERGASTOLO – Nonostante questa notizia positiva, la sua situazione è di grave pericolo; il suo caso resta sotto la giurisdizione di una corte marziale e rischia l’ergastolo. Gli viene negato qualsiasi patrocinio legale, non può fare appello e le sentenze di questi tipi di tribunali sono estremamente severe e con decorso immediato. Bassel iniziò ad appassionarsi alla programmazione a 15 anni, quando lo zio, gli mostrò il suo computer. Dopo circa trenta minuti fu lasciato solo, e da quel momento iniziò il suo percorso di autodidatta via peersharing che, a 31 anni, lo ha reso un ingegnere di software rispettato e conosciuto per l’evoluzione del web in Siria, che prima di lui era considerata un «buco nero». Bassel ha prestato la sua professionalità come volontario per vari progetti, non solo in Siria: Creative Commons, Mozilla, Wikipedia, Fabricatorz e Sharism. Per questo motivo Fp lo ha menzionato «per le innovative capacità di programmazione che hanno aiutato ad integrare la Siria nella comunità on-line e per aver insistito e creduto in una rivoluzione pacifica in Siria».
AMICI E COLLEGHI – Oltre alla comunità del web, molti altri, dai rappresentanti dei diritti umani ai deputati del Parlamento Europeo, si sono uniti in una campagna per il suo rilascio twittando con gli hashtags #FreeBassel e #FastForBassel. I suoi colleghi del Creative Commons hanno aperto un sito web http://freebassel.org/. I suoi amici lo descrivono come «una persona molto generosa con gli altri e di fine ironia, che non viveva distaccato dal mondo. Per questo motivo la sua mancanza è cosi sentita, non solo dai familiari e dalla fidanzata ma da tutta la comunità che lo conosce» Com’e accaduto spesso dal principio della Primavera Araba, è grazie anche al ruolo di internet e dei social networks, da facebook a twitter, se molti avvenimenti ed informazioni dalle zone di guerra sono stati resi noti ai media. In questo senso dobbiamo tutti un ringraziamento e un tweet a Bassel. Bassel è sempre stato un attivista pacifico ed ha già sofferto in passato detenzioni e torture: la sua casa e il suo ufficio sono stati bombardati ma non ha mai voluto lasciare il suo Paese, credendo fermamente nell’importanza di restare. In uno degli ultimi cinguettii Bassel dice: «Le persone sul terreno sono quelle che portano il cambiamento. Le persone che sono in vero pericolo non lasciano mai il loro Paese. Sono in pericolo per delle ragioni e per questo non vanno via».