Un nuovo studio pubblicato sul Columbia Journal of Gender and Law ha acceso i riflettori su una pratica sessuale allarmante. Lo “stealthing” (dall’inglese stealth, di nascosto) consiste nella rimozione intenzionale del profilattico durante un rapporto sessuale senza il consenso del partner.
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La ricerca, firmata da Alexandra Brodsky, ha attirato molta attenzione sui social media. Numerose persone hanno espresso sgomento mentre alcune delle vittime hanno condiviso le loro esperienze di questa pericolosa pratica.
Lo stealthing espone infatti le vittime al rischio di gravidanze indesiderate e di contagio di malattie sessualmente trasmissibili. Inoltre, molte donne intervistate da Brodsky hanno detto di aver vissuto questa esperienza come una lesione della loro autonomia e dignità personale, oltre al tradimento della fiducia riposta nel partner.
Lo studio contiene interviste personali alle vittime di stealthing, alcune delle quali lo paragonano allo stupro.
Alcune di loro hanno detto di essersi accorte che il partner aveva rimosso il preservativo nel momento della ripenetrazione, mentre non lo hanno notato fino all’eiaculazione. In un caso una vittima ha detto di non averlo saputo fino a quando il partner non l’ha informata la mattina successiva.
Nonostante nessuna legge vieti espressamente lo stealthing, Brodsky ritiene che questo atto trasformi il sesso consensuale in sesso non consensuale e che quindi la pratica sia vietata dalla legge. Nella ricerca vengono esplorate le possibili tutele legali a cui le vittime possono fare ricorso.
Alexandra wrote a research paper on ‘stealthing’: ‘Not using a condom without consent, should be considered as gender-based violence’ pic.twitter.com/HeobG0itGG
— Victoria Derbyshire (@VictoriaLIVE) 26 aprile 2017
La studiosa cita anche alcuni gruppi online in cui gli uomini affermano che lo stealthing è un “diritto naturale maschile” e offrono suggerimenti per rimuovere il profilattico senza che il partner se ne accorga.
Molte vittime hanno detto di aver fatto ricorso alla contraccezione d’emergenza e di aver effettuato test per malattie sessualmente trasmissibili. Spesso i loro partner non le hanno aiutate in questo.
“Niente di tutto ciò lo ha preoccupato”, ha raccontato una delle vittime intervistata nello studio. “La mia potenziale gravidanza, le mie potenziali malattie. Quelli erano affari miei”.
Dopo la pubblicazione dello studio alcuni giornali hanno descritto lo stealthing come una “nuova tendenza”, ma Brodsky ha sottolineato che il suo studio non ha nulla a che fare con la diffusione del fenomeno, ma si focalizza sulle possibili risposte legali. Anzi, la ricercatrice sostiene che probabilmente lo stealthing non è niente di nuovo ed è più comune di quanto si possa pensare.
I have no idea if nonconsensual condom removal is becoming more common. I am sure it’s not new.
— Alexandra Brodsky (@azbrodsky) 26 aprile 2017
“Da quando l’articolo è stato pubblicato sono stata sommersa di email e messaggi personali su Twitter di persone che dicevano: ‘a me è successo’”, ha detto Brodsky alla Cbs.
Secondo la studiosa potrebbe essere utile una legge che proibisca espressamente lo stealthing. Anche se le tutele legali non mancano, infatti, la legge eliminerebbe alcuni ostacoli che le vittime di violenza di genere affrontano nei tribunali.
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