Due funzionari americani hanno riferito, chiedendo di rimanere anonimi, che a colpire il convoglio di aiuti umanitari uccidendo circa 20 civili incluso un funzionario della Syrian Arab Red Crescent nella provincia di Aleppo, in Siria, sono stati due jet SU-24 dell’aeronautica militare russa.
Mosca respinge con “risentimento e indignazione” le accuse negando qualsiasi coinvolgimento delle sue forze e di quelle del governo siriano, e insiste che i camion hanno preso fuoco e non sono stati colpiti da un raid aereo.
“Non ci sono crateri e i veicoli non mostrano danni coerenti con le esplosioni causate da bombe sganciata dal cielo”, ha dichiarato il ministero della Difesa russo.
Inoltre, una portavoce ha aggiunto che il governo degli Stati Uniti non ha prove di quanto affermato dai due funzionari americani.
In effetti, la Casa Bianca e il dipartimento di Stato hanno detto di non essere in grado di confermare tali accuse.
Restano quindi tutte da chiarire le circostanze che hanno portato alla distruzione di 18 dei 31 camion di aiuti che sarebbero dovuti essere consegnati nella zona rurale di Aleppo.
Ma malgrado il rimpallo di accuse e la tensione in aumento, Stati Uniti e Russia hanno dichiarato che il cessate il fuoco è ancora in piedi.
Il governo siriano tuttavia si è ritirato unilateralmente dalla tregua e ha ripreso la sua campagna aerea sui quartieri orientali di Aleppo, quelli in mano ai ribelli.
Martedì notte, un raid aereo ha colpito un centro medico nei pressi della città uccidendo quattro medici della Union of Medical Care and Relief Organizations (Uossm).
La notizia è stata confermata dalla stessa organizzazione che, in una dichiarazione in francese, ha fornito ulteriori dettagli: un infermiere è in gravi condizioni mentre la struttura è completamente in macerie e si teme che alcune persone siano rimaste sepolte.
Lo stesso attacco, sul villaggio di Khan Touman, ha causato la morte anche di nove miliziani appartenenti alla formazione islamista Jaish al-Fateh che non fa parte dell’alleanza ribelle sostenuta dall’occidente ma che ha combattuto al fianco del Free Syrian Army.
Nel frattempo, a New York, sono previsti un incontro del Consiglio di sicurezza dell’Onu per la giornata di oggi e un incontro tra il segretario di Stato americano John Kerry e l’omologo russo Sergei Lavrov per la giornata di venerdì. entrambi per discutere di Siria.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha invece usato parole dure nei confronti del regime di Damasco, dichiarando che è responsabile della morte della maggior parte dei civili in un conflitto che dura da cinque anni e mezzo.
Ban Ki-moon ha accusato il governo del presidente siriano Bashar al-Assad di aver sganciato bombe a grappolo sulle città siriane e di aver sistematicamente torturato migliaia di prigionieri.
Inoltre, si è rivolto ai sostenitori delle parti in conflitto dicendo che anche su di loro grava la responsabilità del sangue versato. “Le loro mani sono sporche di sangue”, ha detto Ban Ki-moon.
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