Era il 18 giugno 2018 quando l’allora ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite Nikki Haley e il segretario di Stato americano Mike Pompeo annunciavano che gli Stati Uniti si ritiravano dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.
La scelta degli Usa fu indirizzata principalmente dall’enorme attenzione su Israele, che ha ricevuto di gran lunga il maggior numero di risoluzioni critiche del consiglio rispetto a qualsiasi altro paese, nonché per il numero di paesi autoritari tra i suoi membri e perché non è riuscito a soddisfare un ampio elenco di riforme richieste.
Il neopresidente Joe Biden, che dal suo insediamento ha già rivoluzionato tantissime decisioni dell’era Trump, sta lavorando per far rientrare gli Stati Uniti nel Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. I funzionari statunitensi hanno riferito che il segretario di Stato Antony Blinken e un alto diplomatico statunitense a Ginevra, annunceranno oggi che Washington tornerà nell’organismo come osservatore con l’obiettivo di diventare membro a pieno titolo. È probabile che la decisione attiri le critiche dei legislatori conservatori e di molti membri della comunità filo-israeliana.
I segnali di un “ben ritrovato”erano visibili già da qualche tempo. Dopo i provvedimenti di Biden in tema di immigrazione e salute, il Segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, aveva parlato di “passi positivi” e in una nota aveva fatto sapere di “non vedere l’ora di lavorare con la nuova amministrazione statunitense per rafforzare la cooperazione multilaterale”.
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