Sono 23 i paesi europei che faranno parte del patto di difesa comune europeo, parte di un progetto di integrazione militare tra gli stati membri dell’Ue.
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L’iniziativa era stata proposta da Francia e Germania l’anno scorso, ma solo dopo il referendum per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea i lavori hanno cominciato ad accelerare. In passato le posizioni scettiche di Londra sulla nascita di una cooperazione militare europea, infatti, hanno reso più difficoltoso il confronto sulla materia.
Lunedì 13 novembre tutti i paesi dell’Unione europea tranne Irlanda, Danimarca, Malta, Portogallo e l’uscente Regno Unito hanno espresso parere favorevole al patto di difesa comune, che comincerà a essere discusso ufficialmente al summit di dicembre.
L’Europa si avvia così verso una nuova fase della sua storia: come scrive Bernard Guetta, gli stati collaboreranno “nello sviluppo di armamenti, materiali di trasporto e strumenti di indagine, ponendo le basi per una ricerca e un’industria militare comuni.”
Nel confronto sulla natura dell’iniziativa, chiamata PESCO (Permanent Structured Cooperation), sono emersi alcuni elementi di contrasto tra i due paesi promotori, Germania e Francia: Berlino punta sul più alto numero possibile di partecipanti, mentre Parigi preferirebbe dare priorità alla costruzione di un’iniziativa militare ambiziosa e competitiva.
I 23 paesi firmatari della notifica congiunta si sono impegnati a rispettare una lista di responsabilità che include “l’aumento delle quote di investimenti riservati alla ricerca in campo tecnologico e militare fino ad avvicinarsi al 2 per cento del totale delle spese nel settore della difesa.”
Con l’accordo sulla difesa comune, l’Unione europea punta a migliorare i propri sistemi difensivi e a fare un primo passo verso una maggiore collaborazione tra gli eserciti degli stati membri, cominciando a porre le basi per la costruzione di un apparato militare unico europeo.
Per il ministro degli Esteri tedesco, Sigmar Gabriel, il PESCO porterà anche benefici economici: attualmente la spesa militare europea ammonta alla metà di quella statunitense, ma l’esercito a stelle e strisce ha un’efficienza superiore dell’85 per cento.
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