Ogni giorno migliaia di persone atterrano all’aeroporto internazionale di Honolulu, nelle Hawaii, per visitare l’isola di O’ahu, considerata da molti una delle isole più belle del mondo. Eppure, per centinaia di persone, l’arrivo in questa città è solo la prima tappa di un viaggio che li porterà a infrangere la legge.
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Nella zona est dell’isola si trova uno dei sentieri di montagna più suggestivi e allo stesso tempo pericolosi dell’intero pianeta. Un percorso chiamato dai residenti con il nome di “Haʻikū Stairs”, le scale di Haʻikū, che nel corso degli anni è stato soprannominato con un nuovo nome, molto più famoso: Stairway to Heaven (“Scalinata verso il Paradiso”).
(Stairway to Heaven. Credit: Iacopo Luzi. L’articolo continua dopo la foto)
Senza scomodare la famosa canzone dei Led Zeppelin, la Stairway to Heaven è una scala in ferro e acciaio, composta da 3.922 scalini, che si arrampica quasi verticalmente lungo la catena montuosa Ko’oalu, raggiungendo un’altitudine di 756 metri. La ripidità e la frequente presenza di nuvole che avvolgono il sentiero danno quasi la sensazione di arrampicarsi verso il cielo. Per questo la scalinata si è guadagnata il suo suggestivo nome.
Questa scala, commissionata nel 1942 dalla Marina degli Stati Uniti e inizialmente realizzata in legno, serviva per raggiungere in breve tempo una stazione radio segreta ubicata in cima la montagna che permetteva, data l’altitudine dell’antenna, d’inviare facilmente segnali radio alle navi della Marina dislocate in tutto l’Oceano Pacifico.
La scala cadde lentamente in disuso fino alla sua chiusura nel 1987 e da allora si è trasformata in un’attrazione turistica estrema che ogni anno attira migliaia di persone da tutto il mondo, nonostante l’accesso sia all’interno di una proprietà privata del Water Board Supply (un ente idrico statale) e sia proibito l’ingresso alle persone.
La pena per chi viene sorpreso a violare la proprietà è una multa che oscilla dai 600 ai mille dollari o l’arresto.
Il percorso è stato danneggiato nella parte iniziale da una tempesta tropicale che dal 2015 lo ha reso ancora più rischioso. Senza contare che i vari gradini e ringhiere, vista l’umidità e le frequenti piogge, sono spesso scivolosi: basta poco per farsi male.
(Stairway to Heaven. Credit: Iacopo Luzi. L’articolo continua dopo la foto)
Tuttavia, i pericoli non intimidiscono minimamente gli scalatori. Nonostante la presenza di una guardia che ogni giorno dall’alba al tramonto presidia la scala, centinaia d’individui scalano la Stairway to Heaven quotidianamente senza alcun timore.
Com’è possibile? La verità è che essere arrestati o multati è un evento piuttosto raro, tanto che negli ultimi due anni soltanto 11 persone sono state fermate e 463 citate a giudizio, in confronto alle migliaia di persone che annualmente intraprendono la scalata.
“Io non posso né arrestare né bloccare nessuno. Non sono un poliziotto”, ha detto una delle guardie, di nome Brian, intervistata da TPI. “Il mio compito è solo quello di verificare che non ci siano problemi, tipo qualcuno che si fa male nel bel mezzo dell’arrampicata, e di avvisare gli scalatori che la cosa è illegale e può comportare una pena. Però ho sentito che la visuale da lassù è mozzafiato!”
(Stairway to Heaven. Credit: Iacopo Luzi. L’articolo continua dopo la foto)
Sulla scala è possibile incontrare persone di tutte le età e provenienze, persino dall’Italia, come Debora Cagliani, 19 anni. “Le Haʻikū Stairs sono state da subito uno dei miei obiettivi principali del mio viaggio alle Hawaii”, spiega a TPI. “Ho deciso che ci sarei andata a tutti i costi, anche al punto di dover andare da sola, perché non potevo assolutamente perdermi una cosa del genere, sapendo che potrebbe essere rimossa da un momento all’altro. Io ho l’hotel a Honolulu e quelle scale a pochi chilometri. Sembrava che mi stessero chiamando”.
Il destino delle scale è incerto. Mentre una no-profit chiamata Amici delle Haiku Stairs si batte sui giornali affinché le scale possano essere aperte e diventare un’attrazione come tante altre, la Water Board Supply ha discusso sul possibile futuro della Stairway to Heaven. Fra le varie opzioni, l’idea di rimuoverla o affidarne la gestione a un altro ente governativo.
(Stairway to Heaven. Credit: Iacopo Luzi. L’articolo continua dopo la foto)
In particolare, sono i residenti della comunità sottostante a non volere l’apertura delle scale ai turisti. Sono stati loro i primi a lottare con i denti e le unghie affinché le Haʻikū Stairs restassero chiuse, anche dopo l’intervento del comune di Honolulu, che nel 2002 le aveva riparate spendendo quasi un milione di dollari.
“La gente non vuole avere noie o problemi con i turisti”, dice Richelle Antoine, autista Uber residente della zona, spiegando il motivo dell’astio della comunità locale verso le scale. “I residenti temono che se le scale fossero aperte al pubblico, la comunità si riempirebbe di persone ogni giorno e non ci sarebbe più tranquillità, senza contare tutta la spazzatura che creerebbero. Per questo si oppongono e, anzi, sono i primi a chiamare la polizia, se vedono qualcuno provare a entrare nella proprietà”.
(Stairway to Heaven. Credit: Iacopo Luzi. L’articolo continua dopo la foto)
Proprio per evitare problemi, moltissimi scalatori accedono alla scala di notte, per poi vedere l’alba con una vista a 360 gradi in cima, oppure avventurandosi attraverso una fitta foresta di bambù ai piedi del percorso, pur di evitare d’incontrare la guardia. Il tutto, mentre sia il governo dell’isola che le forze dell’ordine fanno finta di guardare altrove, altrimenti sarebbero costrette a intervenire quotidianamente per bloccare gli impavidi scalatori.
In più, la Stairway to Heaven attira moltissimi turisti che si recano nell’isola esclusivamente per scalarla, grazie al passaparola e i vari siti online che ne parlano. Chiuderla, a detta di molte persone del luogo, comporterebbe un possibile danno al turismo isolano.
(Stairway to Heaven. Credit: Iacopo Luzi)
Questo articolo non invita nessuno a scalare la Stairway to Heaven, riconoscendo a pieno l’illegalità e la pericolosità di tale atto. Al singolo individuo resta la responsabilità di essere a conoscenza della natura del percorso e delle possibili conseguenze.
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